di Pierluigi Roi
Mentre il primo ministro canadese Justin Trudeau visitava l’Italia in occasione del G7 di Taormina, la Festa della Repubblica italiana in Canada veniva festeggiata con sobria eleganza al Parlamento dell’Ontario: ministri presenti e passati, grande contingente del mondo imprenditoriale, diplomatico e culturale. Insomma, c’era chi conta in questa dinamica e ricca comunità che ha saldato radici profondissime in tutti i settori vitali del Canada. Ma se solleviamo il drappo tricolore, appare una comunità molto frastagliata, attenta alle commemorazioni ufficiali, ma anche divisa, soprattutto sulle tanto discusse opere di “rimodernamento” della sede consolare e del Columbus centre, da sempre centro nevralgico della nostra comunità a Toronto: non solo punto di aggregazione, ma simbolico centro gravitazionale delle attività sociali e culturali.
Discussione accesa e portata all’attenzione del ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, che da quanto ci è dato a sapere non ha formulato una risposta. Nessun commento neppure da chi è stato eletto con i voti degli italiani che vivono in Nord America, ma soprattutto grazie a quelli numerosissimi di Toronto, Francesca La Marca in quota Pd e appunto residente a Toronto. La nostra onorevole si è limitata a mettere sul suo profilo Twitter un articolo del quotidiano locale sul Columbus centre, ma senza nessun commento, nessuna presa di posizione. Non solo, ma si è completamente astenuta dal valutare il progetto di “ristrutturazione” dell’attuale sede del consolato d’Italia sulla centralissima Beverly street.
— Francesca La Marca (@FrancescaLaMar) 19 maggio 2017
Pochi gli esponenti politici che per ora si sono espressi apertamente, nonostante gli italo-canadesi siano innumerevoli. Solo pochi hanno tentato di frenare la corsa alla colata di cemento. A differenza di professori universitari, esperti di Diritto costituzionale canadese, che adombrano la mano lunga della speculazione edilizia, fatta solo e unicamente per il beneficio di pochi e il danno per molti. Per reagire a questo stato di inerzia è stata lanciata una petizione Save Casa Italia e Columbus Centre.
“Il complesso edilizio denominato Casa Italia – si legge nella petizione – è un edificio di interesse storico, artistico e culturale, per cui non può essere oggetto di speculazione edilizia ma deve essere preservato, restaurato e consegnato alle future generazioni come simbolo della storia della comunità italiana in Canada”. Lo storico centro Columbus, poi, quasi certamente sarà destinato alla demolizione. La comunità chiede chiarimenti ai fiduciari, che hanno approvato un nuovo piano di sviluppo che prevede la costruzione di grattacieli che dovrebbero ospitare dalle tre alle cinquemila persone, e il Columbus centre o quello che ne rimarrebbe sarebbe accorpato ad altre iniziative, come una scuola cattolica.
Il costruttore che ha vinto l’appalto ha evitato la pubblica discussione in sede di consiglio comunale, chiedendo – per velocizzare la pratica – l’intervento dell’Ontario municipal board, un organo del governo già in passato al centro di discutibili iniziative. Il Columbus centre fu fondato nel 1971 per dare un baricentro socio-culturale alla nostra comunità: qui sono state fatte le prime raccolte fondi per i vari terremoti in Italia, qui sono state svolte decine di trasmissioni televisive, innumerevoli mostre, senza menzionare le attività del centro sportivo o le migliaia di corsi di cultura e lingua italiana impartite in 40 anni. Trasparenza è quello che chiede la comunità non perché si vuole contrastare il rinnovamento, ma perché vorremmo lasciare ai nostri figli la conoscenza del nostro retaggio culturale, e i simboli del lavoro della nostra comunità a Toronto.
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