Uno su sei ha meno di 14 anni. Poco più che bambini. Eppure hanno affrontato e continuano ad affrontare micidiali viaggi da soli. Fuggono dalle guerre, dalla povertà, dalle dittature. In cerca di un futuro dignitoso. Per comodità le istituzioni li chiamano Msna, minori stranieri non accompagnati. Dal gennaio 2011 al dicembre 2016 il loro numero è cresciuto di 6 volte: 62.672.
Solo l’anno scorso hanno raggiunto il nostro Paese in 25.846, più del doppio dell’anno precedente (nel 2015 erano 12.360). Un dato impressionante. Specie se si considera che l’esodo difficilmente si interromperà: 256mila minori soli sono ancora bloccati in Libia nelle “connection house”, i capannoni dove i profughi vengono ammassati dai trafficanti di essere umani – e sottoposti a violenze, torture e lavori forzati -, in attesa di partire per l’Europa. E’ quanto emerge dal primo “Atlante” sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati redatto da Save the Children in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Una raccolta di dati, storie e mappe dei percorsi dei minori migranti e della loro nuova vita in Italia negli ultimi 6 anni, a partire dalle primavere arabe del 2011.
Save the Children è in prima fila tra le organizzazioni a sostegno dell’infanzia che hanno fortemente voluto la nuova legge sui minori stranieri non accompagnati approvata lo scorso aprile. Delle norme previste dalla cosiddetta legge Zampa si parlerà al Forum nazionale del 15 giugno “Proteggere, accogliere, crescere insieme. L’attuazione della nuova legge per i minori stranieri soli”, organizzato in collaborazione con il Comune di Milano. “La constatazione diretta delle gravi lacune mostrate in questi anni da un sistema di accoglienza frammentato e troppo spesso penalizzato da un approccio emergenziale, ma anche le molte esperienze positive e gli sforzi fatti per migliorarne alcuni aspetti, ci hanno spinti a proporre, assieme a molte altre organizzazioni e associazioni, una vera e propria legge organica per i minori stranieri non accompagnati”, spiega Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children. “E’ ora fondamentale che venga applicata al più presto”.
Anche se l’81 per cento degli Msna presenti nelle strutture di accoglienza a fine 2016 aveva tra i 16 e i 18 anni, si è assistito, come evidenzia l’“Atlante”, a un progressivo aumento di adolescenti e bambini nella fascia da 0 a 14 anni, passati da 698 nel 2012 a 2050 nel 2016. Altro dato allarmante riguarda le ragazze, la cui presenza si è quadruplicata. Le giovani migranti in viaggio senza famiglia provengono soprattutto da Nigeria ed Eritrea e sono a forte rischio di tratta della prostituzione. Quasi tutte, durante la fuga, sono state vittime di violenza sessuale. Il gruppo più consistente di minori soli, negli ultimi 6 anni, è fuggito dall’Eritrea (17,8 per cento), seguito da Egitto (13,2%), Gambia (10%), Somalia (9,1%), Nigeria (7,9%) e Siria (5,2%).
Sono arrivati soprattutto via mare, spesso dopo traversate lunghe e drammatiche. Come Farouk, sbarcato in Italia dall’Egitto a 14 anni. Sette giorni su un barcone, il cuginetto morto in mare. O come Omar, che ha lasciato il Benin quindicenne, dopo che il padre era stato ucciso da un clan rivale. Per raggiungere l’Italia ha impiegato due anni. Omar è ospite in una comunità di Milano, in attesa di andare a vivere in famiglia. Tra qualche mese se tutto va bene verrà accolto da una coppia con un figlio di 11 anni. L’affido è tra le misure previste dalla nuova legge Zampa ed è presentato come la forma di accoglienza più idonea per i minori stranieri. Eppure quello di Omar è praticamente un caso isolato. Al momento mancano le famiglie, ammettono in Comune. Aprire le porte di casa ad “adolescenti adultizzati” che si portano appresso il fardello dei traumi subiti non è un percorso semplice.
Mohammed, 17 anni, afgano, sogna di trovare un appartamento tutto suo da condividere con il fratello maggiore. Lui il futuro l’ha cercato a piedi. Otto mesi di cammino per sfuggire alla violenza dei talebani, sei frontiere attraversate, tra cui quelle dell’Europa che i profughi li respinge: Ungheria, Serbia, Bulgaria. Il freddo, le manganellate, le notti nei boschi cibandosi di foglie. Giura che quando parlerà bene l’italiano scriverà un libro. Per far conoscere la sua storia ai ragazzi come lui.
Ancor più vulnerabili sono i “minori invisibili”: coloro che vogliono raggiungere altri Paesi europei e si rendono irreperibili al sistema di accoglienza formale, affidandosi ai passeur. Nelle grandi città, a Roma, Torino, Milano, molti dormono per strada nei pressi delle stazioni, rischiando di finire nei traffici dello sfruttamento della prostituzione o del lavoro in nero. Secondo il trattato di Dublino gli Stati europei non possono respingere i minori non accompagnati. Ciononostante lo scorso anno, in 6 mesi, la Svizzera ce ne ha “riconsegnati” 5000. Ma dopo aver sborsato 5-6000 dollari per raggiungere l’Europa i giovani migranti sono determinati a proseguire. “Ho affrontato un viaggio durissimo e visto in faccia la morte”, confessa Sami, 16 anni, eritreo. “Non posso tornare da sconfitto”.