Un’idea semplice ma dalla valenza tanto più importante specie dove è stata messa in pratica, la metropoli di Karachi (Pakistan) che, con oltre 24 milioni di abitanti, rappresenta la seconda megalopoli al mondo dopo Shanghai (Cina): un servizio di taxi speciale, realizzato solo da donne e dedicato solamente ad esse. Si tratta di un’iniziativa attesa da lungo tempo, in funzione solo da marzo, coordinata con altri progetti di sensibilizzazione organizzati nel Paese per il rispetto della figura femminile.
Certo è, che i taxi “Paxi” (questa è la denominazione del servizio, che riunisce le parole “Pink” e “Taxi”) passano tutt’altro che inosservati, grazie alla sgargiante livrea rosa acceso che li distingue.
Il servizio non è differente da quelli tradizionali, ma assicura a tutte le donne la possibilità di viaggiare da sole, in totale pace e protezione. Infatti, nonostante l’introduzione di servizi alternativi di trasporto pubblico individuale come Uber e Careem, nonostante i recenti miglioramenti, i problemi di spostamento per il pubblico femminile restano ancora in parte irrisolti. Paxi si articola inizialmente sull’impiego di dieci “piloti” di taxi rosa: dopo un iniziale periodo di prova, se le prospettive lo consentiranno è prevista la sua espansione verso altre città pakistane come Lahore e Islamabad (capitale del Paese).
Si accede ai taxi rosa attraverso quattro metodi diversi, tra cui servizio SMS, app per smartphone, call center ma anche a chiamata diretta per strada. Per questioni di sicurezza, il call center e il servizio SMS richiederanno il nome e il numero del conducente del taxi per verificare e rilasciare un codice PIN a quattro cifre, che verrà utilizzato dal pilota per iniziare una corsa. Allo stesso modo, quando si sale su un taxi dalla strada, sarà richiesto nominativo e codice per entrare nel sistema.
Precisa Ambreen Sheikh, amministratore delegato del servizio di taxi Paxi: “I nostri piloti portano una sciarpa rosa e un cappotto nero come loro uniforme; le impiegate sono per lo più casalinghe, giovani donne e studentesse”. Le tassiste hanno inoltre seguito corsi di autodifesa e primo soccorso, hanno a bordo anche un estintore e un kit medico su ogni veicolo. Secondo un rapporto pubblicato dal Centro Urbano di Karachi alla fine dell’anno scorso, il 55% delle donne che commutano con gli autobus pubblici ha dichiarato di sentirsi insicura durante il trasporto e di aver dovuto fronteggiare molestie sessuali in città.
Come conferma Noor Jehan, una pilota di Paxi appena reclutata che in precedenza ha lavorato come cameriera e poi come autista per il suo datore di lavoro: “C’era bisogno di un servizio di questo genere e così specifico, perché la maggior parte delle donne ci pensa tre volte prima di entrare in un veicolo di trasporto pubblico guidato da un uomo”. Zebunnisa Burki, una giornalista di Karachi, evidenzia tuttavia il fatto che questo servizio privato resta relativamente inaccessibile: “Le iniziative di trasporto incentrate sulle donne sono importanti, ma la gran parte di loro non può permettersi le tariffe relativamente costose di questi taxi privati”.
L’esigenza di sicurezza e protezione del pubblico femminile nel trasporto pubblico è sentito un po’ ovunque, in realtà, tant’è che il servizio taxi dedicato all’universo femminile non è una novità assoluta. Iniziative di questo tipo sono già apparse a Londra (2010, London Lady Chaffeurs), New York (SheRide, dal 2014), Il Cairo (2015, taxi con codice identificativo e tracciatura gps) e Gurgaon, vicino a Nuova Delhi: qui nel 2016 operavano taxi-scooter attrezzati con spray al peperoncino in caso di molestie o aggressioni per strada e contatto di emergenza per ogni altra eventualità.