Il pm di Milano lo scorso marzo aveva chiesto pene da due a quattro anni e undici mesi con l'accusa di omicidio colposo: "Sapevano di mettere a rischio i lavoratori" ma "se ne sono infischiati fino al 1985". Il Comitato per la difesa della salute: "Questa è giustizia di classe"
Amianto negli stabilimenti: assolti tutti gli otto ex manager della Breda Termomeccanica–Ansaldo, accusati di omicidio colposo per la morte di una decina di operai causata, secondo l’accusa, dall’esposizione alle fibre minerali tossiche nello stabilimento milanese di viale Sarca tra gli anni Settanta e il 1985. Indignazione dei familiari delle vittime e delle associazioni, che alla lettura della sentenza hanno gridato: “Vergogna“.
Il pm di Milano Nicola Balice lo scorso marzo aveva chiesto pene da due a quattro anni e undici mesi per gli otto manager accusati di omicidio colposo perché “sapevano di mettere a rischio i lavoratori” ma “se ne sono infischiati fino al 1985“. L’avvocato dell’Inail, che si è costituita parte civile nel processo, aveva chiesto un risarcimento di 1 milione e 661mila euro, più altri 830mila euro per le spese sostenute per curare i lavoratori malati, poi deceduti. Richieste ignorate, così come quelle di altre due associazioni parti civili, Medicina Democratica e Aiea.
In aula era presente anche il portavoce del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro, Michele Michelino, che in aula ha esposto uno striscione con scritto: “Per ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto”. Alla lettura della sentenza è montata la protesta indignata di parenti e amici delle vittime: “La legge non è uguale per tutti e al Tribunale di Milano le vittime pagano e gli assassini rimangono impuniti. Questa è giustizia di classe“.
Una sentenza in linea con altre assoluzioni a Milano per casi analoghi. Lo scorso 12 maggio il Tribunale ha prosciolto con formula piena Paolo Cantarella e Giorgio Garuzzo di Fiat Auto, per dieci casi di operai morti di tumore dopo essere entrati a contatto con le fibre nello stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese. A febbraio, la Corte d’Appello aveva assolto anche quattro ex manager Enel imputati di omicidio per la morte di otto lavoratori della centrale dell’azienda a Turbigo, in provincia di Milano. Nel novembre 2016, invece, i giudici d’appello hanno ribaltato la sentenza nei confronti di 11 manager Pirelli, che in primo grado erano stati condannati per la morte di una ventina di lavoratori per le conseguenze dell’esposizione all’amianto nei due stabilimenti milanesi di viale Sarca e di via Ripamonti fra gli anni ’70 e ’80.