Se si pensa a bambini poveri il nostro pensiero va sempre lontano. Invece nei Paesi ad alto reddito la povertà relativa è una realtà che colpisce in media un bambino su cinque, ma con importanti disparità da un Paese all’altro: in Danimarca, Islanda e Norvegia un minore su dieci vive in povertà relativa, ovvero in un nucleo familiare con un reddito inferiore al 60% del livello mediano nazionale, mentre in Israele e Romania la quota sale a uno su tre, rivela un rapporto dell’Unicef. In Italia, il 25,1% dei bambini vive in una situazione di povertà relativa. Negli Usa la percentuale è al 29,4%. Il rapporto dell’Unicef sui bambini e gli adolescenti nei Paesi ad alto reddito esamina 41 Stati dell’Ue e dell’area Ocse dal punto di vista di obiettivi quali l’eliminazione della povertà, della fame, la promozione della salute, dell’educazione e della parità di genere o la riduzione delle disuguaglianze. Norvegia, Germania e Danimarca sono in cima alla classifica globale, l’Italia è 24esma mentre Romania, Bulgaria e Cile chiudono la classifica.
Tra i risultati del rapporto – che ha per titolo “Costruire l’avvenire. I bambini e gli obbiettivi di sviluppo sostenibile nei Paesi ricchi” – spiccano i dati sui bambini colpiti da insicurezza alimentare (uno su 8 ma con vaste disparità da un Paese all’altro). Lo studio rivela anche che il 6% di giovani donne europee tra i 18 e i 29 anni riferiscono di essere state abusate sessualmente da un adulto prima dei 15 anni. Inoltre, il suicidio risultava nel 2012 la principale causa di decesso tra i giovani tra i 15 e i 19 anni di entrambi i sessi, pari ad oltre il 17 %. Il tasso è particolarmente basso in Portogallo, Italia e Spagna, mentre la Nuova-Zelanda registra il tasso più alto (15,6 per 100mila).
Il rapporto mette in luce notevoli disuguaglianze nei Paesi ad alto reddito ed osserva che nei due terzi dei Paesi in esame, il 40% dei nuclei con bambini più poveri guadagnano meno del 10% più ricchi. Ma lo studio dell’Unicef contiene anche alcune buone notizie: la maggioranza dei Paesi ricchi ha per esempio osservato una netta diminuzione del tasso di mortalità neonatale negli ultimi dieci anni e le gravidanze di adolescenti sono in calo in tutti i Paesi ad alto reddito. Per Sarah Cook, Direttore del Centro di Ricerca Innocenti che ha realizzato lo studio, il “Report Card è un campanello di allarme” che evidenzia come anche nei Paesi ad alto reddito i progressi non giovano a tutti i bambini. “Redditi più alti non si traducono automaticamente in migliori risultati per tutti i bambini e possono aggravare le disuguaglianze. I governi in tutti i paesi devono agire per la riduzione delle lacune e compiere progressi”, ha aggiunto.