“Rivelazioni sconvolgenti”, dice il senatore Giovanardi, che fu già presidente della Commissione Adozioni Internazionali e non ha mai risparmiato critiche all’ultima gestione. “Uno scandalo politico prima che un caso giudiziario”, rincara Eugenia Roccella di Idea. Altri parlamentari ancora, forse meno di quelli attesi e con vistose defezioni a sinistra, sono intervenuti sull’inchiesta pubblicata ieri dal fattoquotidiano.it sulle ombre che hanno caratterizzato la gestione dell’autorità di controllo sulle adozioni nella mani di Silvia Della Monica, ex magistrato ed ex senatore Pd nominata all’ultimo sotto il governo Letta, confermata da Renzi (con la Boschi come presidente) e infine scaricata da Gentiloni in favore del giudice minorile Laura Laera. Che appena insediata ha rilasciato una sola dichiarazione, ma molto attesa da famiglie ed enti: “Prima dell’estate convocherò la Commissione”. La Cai è infatti un organo collegiale ma per tre anni non è mai stata convocata dalla vicepresidente uscente, col risultato di lasciare a Della Monica ampia autonomia e discrezionalità nell’esercizio della gestione e del controllo del settore.
Ruolo sul quale l’inchiesta del Fatto ha acceso un faro partendo dalle carte dell’inchiesta dei pm savonesi sulla Onlus Airone che andrà a processo per truffa ad ottobre: dai 7 faldoni dell’inchiesta emergono diversi comportamenti ai limiti del lecito, con l’ex magistrato che avvisava gli indagati di “non usare il cellulare”, faceva sparire dal suo ufficio “documenti pericolosi” nel cuore della notte, usava le coppie come contraltare alle critiche e gli ex colleghi di partito per condizionare il vento della politica in proprio favore. Dalle carte emerge anche il ricorso a magistrati confidenti per orientare le azioni della Magistratura nelle direzioni desiderate. Perfino contro una dipendente sgradita che voleva rimuovere. Nell’autunno 2014 i pm le chiesero conto di tali condotte in un duro interrogatorio come “persona informata sui fatti”. Che non fu molto poco collaborativo. Chiesero dunque di includerla tra gli imputati al processo ma il Gup si oppose lasciando quella posizione ai margini dell’inchiesta che però tornerà nel processo: le coppie che hanno denunciato le truffe hanno infatti citato sia in sede civile che penale la Cai e Della Monica per “omessa vigilanza“.
Da Palazzo Chigi e dal Pd nessuna reazione, neppure da Maria Elena Boschi che nel governo Renzi è stata presidente della Cai avendo la vice Della Monica come braccio destro. Per questo Roccella e altri esponenti dell’opposizione gridano ora allo scandalo politico: “Fin dall’inizio sui metodi perlomeno opachi della gestione Della Monica erano piovute le critiche di onorevoli e di membri della Commissione come il Forum delle Famiglie. Ma nonostante interpellanze e denunce, il Pd si è ostinato a mantenerla fino a ieri nel delicato ruolo affidatole”. Interviene anche Aldo Di Biagio (Ap), altro supporter delle rimostranze di molte coppie adottive: “Le rivelazioni su Della Monica rendono tutto molto più chiaro – scrive in una nota – Si capisce ora perché alle mie interrogazioni sulle dinamiche poco trasparenti nella gestione della Cai in questi tre anni non hanno mai fatto seguito risposte se non insulti da parte dei vertici della stessa Commissione”.
Non meno dura la reazione di Maurizio Gasparri (FI), altro politico cui spesso si sono rivolte le famiglie che incontravano difficoltà nel rapporto con l’autorità di controllo: “Avevamo da tempo sollevato dubbi sull’operato della senatrice Silvia Della Monica a capo della Commissione adozioni. Ora, da quanto apprendiamo dalla stampa, ci sarebbe più di una ragione poco edificante che avrebbe spinto il governo Gentiloni finalmente al cambio al vertice della Cai. Ragioni probabilmente che non hanno alcuna rilevanza penale, ma che secondo le carte di un processo in corso a Savona vedrebbero la sen. Della Monica chiamata in causa per gravi illegalità e per l’uso di pratiche sospette sul fronte adozioni. D’altra parte è un dato di fatto che negli ultimi tre anni le adozioni si sono quasi bloccate. Il tempo di una foto opportunity per la Boschi e poi più nulla. Della Monica ha goduto di questa copertura politica e ora capiamo perché sia caduta in disgrazia. Resta lo sconcerto per il fatto che avevamo sollevato anche con numerosissimi atti di sindacato ispettivo la questione della sua singolare gestione della Cai, ai quali il governo ha sempre risposto con una difesa a spada tratta. Renzi e Boschi sapevano delle indagini della Procura di Savona? Perché hanno continuato a difendere Della Monica? Chiediamo chiarezza su queste rivelazioni”.