La coppia si era trasferita nella capitale inglese da pochi mesi per lavoro e abitava al 21esimo piano del grattacielo andato a fuoco, probabilmente per un cortocircuito di un frigorifero. Nella notte del rogo i due ragazzi, entrambi veneti, erano rimasti in contatto fino alle 4.07 con i loro genitori, ai quali avevano raccontato quei tragici minuti in diretta telefonica
Sono morti Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani italiani coinvolti a Londra nel rogo della Grenfell Tower, nel quale al momento si contano almeno 30 vittime e oltre 70 dispersi. La coppia si era trasferita nella capitale inglese da pochi mesi per lavoro e abitava al 21esimo piano del grattacielo andato a fuoco, probabilmente per un cortocircuito di un frigorifero. Nella notte del rogo i due ragazzi, entrambi veneti, erano rimasti in contatto fino alle 4.07 con i loro genitori, ai quali avevano raccontato quei tragici minuti in diretta telefonica.
La conferma della Farnesina – Il papà di Gottardi aveva detto negli scorsi giorni di “sperare in un miracolo”. Venerdì sera la conferma della loro morte è arrivata dalla Farnesina, che ha contattato l’avvocato della famiglia Trevisan, Maria Cristina Sandrin: “Chiediamo a questo punto che vengano spenti i microfoni e le telecamere su questa vicenda e che venga rispettato il dolore di queste due famiglie”, ha dichiarato il legale.
Gli ultimi minuti al telefono con i genitori – “Sta arrivando il fuoco”. “Ciao mamma, grazie per tutto quello che mi hai dato”. Queste le ultime parole che Marco Gottardi e Gloria Trevisan avevano pronunciato al telefono con il padre e la madre poco prima che la Grenfell Tower fosse completamente avvolta dalle fiamme, nella notte del 14 giugno. “Siamo stati al telefono con i ragazzi fino all’ultimo istante”, ha raccontato il padre, spiegando che Marco “cercava di minimizzare. Penso facesse così per tranquillizzare Gloria e anche mia moglie. Continuava a garantirci che i soccorsi stavano arrivando e che la situazione si poteva risolvere”. “Il loro appartamento era invaso dal fumo – aveva raccontato il padre di Marco – e la situazione diventava d’emergenza”. Poi il silenzio. Fino alla comunicazione dei funzionari del ministero degli Esteri che hanno spento le residue speranze.
A Londra per lavoro – I ragazzi vivevano nei piani alti del grattacielo. Gloria, che si era trasferita nella capitale britannica da tre mesi per fare l’architetto insieme al fidanzato, aveva più volte immortalato nel proprio profilo Instagram. Quella casa con una vista mozzafiato, al 21esimo piano della Grenfell, si è trasformata nella loro trappola di fuoco. Negli scorsi giorni, l’avvocato delle famiglie aveva ricordato che i ragazzi sono stati costretti a trasferirsi a Londra: “Gloria si era laureata il 18 ottobre ed è andata a Londra perché qui non ci sono possibilità professionali neanche per chi si laurea con 110″.
Le proteste per il rogo – Poche ore prima della tragica conferma, dopo giorni di speranza e lutto, è scoppiata la rabbia e la tensione tra i sopravvissuti che si sentono abbandonati dalle autorità. Centinaia di persone hanno assediato il municipio londinese di Kensington picchiando contro le finestre, fino a quando un folto gruppo è riuscito a fare irruzione all’interno, prima di essere respinto dalle guardie. La primo ministro britannica Theresa May ha promesso oggi 5 milioni di sterline di aiuti durante una visita alla chiesa locale di St. Clemens, ma si è sottratta all’incontro con i residenti che l’aspettavano all’esterno e l’hanno apostrofata come “codarda”. Negli stessi minuti migliaia di persone hanno manifestato nel quartiere delle istituzioni, a Westminster, gridando “May deve andarsene” e “Giustizia per Grenfell”.