In un’intervista esclusiva al quotidiano le Parisen la nuova ministra della Solidarietà e della Sanità francese su morbillo dice :"Non è tollerabile che dei bambini muoiano: 10 sono deceduti dal 2008", ha spiegato la ministra. Anche per quanto riguarda la meningite "Non è tollerabile che un 15enne possa morire perché non è vaccinato"
L’Italia era fino a poco tempo fa l’unico paese ad avere introdotto l’obbligo vaccinale in Europa. Ma qualcosa sta cambiando. A partire dalla Francia che potrebbe aumentare il numero di vaccini, almeno per un periodo di tempo, che dovrebbe coprire la fascia tra i 5 e 10 anni. La nuova ministra della Solidarietà e della Sanità francese, Agnès Buzyn, ricordando che in Italia è stato appena approvato un provvedimento simile, ipotizza di portare a 11, contro le attuali 3, le immunizzazioni obbligatorie nel Paese. Diventerebbero obbligatori i vaccini contro: polio, tetano, difterite, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, epatite B, Haemophilus influenzae, pneumococco, meningococco C. E la riflessione sull’obbligatorietà si estende anche alla vaccinazione stagionale antinfluenzale per medici e operatori sanitari. In un’intervista esclusiva al quotidiano le Parisen, Buzyn spiega che nel Paese “oggi sono obbligatori solo i vaccini contro la difterite, il tetano e la polio. Altri 8 sono solo raccomandati. Questo doppio sistema è un’eccezione solo francese. Ciò pone un problema di salute pubblica. Oggi, in Francia, riappare il morbillo. Non è tollerabile che dei bambini muoiano: 10 sono deceduti dal 2008″, ha spiegato la ministra. Anche per quanto riguarda la meningite “non è tollerabile che un 15enne possa morire perché non è vaccinato”.
Per quanto riguarda l’ostilità di una parte della popolazione, Buzyn considera paradossale l’atteggiamento di alcuni che, “da un lato chiedono un vaccino quando appare un virus come Ebola e, d’altro lato, diffidano di quelli esistenti”. Serve, spiega, fare “un lavoro culturale. La vaccinazione non è solamente una questione di interesse personale. E’ una questione di solidarietà, un modo di proteggere la società nel suo insieme”.
Per quanto riguarda i dubbi sull’obbligatorietà, “detesto la coercizione – ammette la ministra – ma siamo di fronte a un’urgenza“. In certi casi “l’obbligo è una buona cosa per permettere alla società di evolversi. Penso alla parità uomo-donna. Non saremmo mai riusciti a progredire nella parità senza imporla nei consigli d’amministrazione”.
In merito alle critiche che considerano l’obbligo un ‘regalo alle case farmaceutiche’, la ministra rifiuta l’accusa: “È vero, le industrie guadagnano soldi, ma non si può ridurre la questione delle vaccinazioni agli interessi dei laboratori”.
Infine la vaccinazione antinfluenzale. L’epidemia stagionale quest’anno ha ucciso in Francia 21.000 persone. “Tutti i giorni – conclude la ministra, 55 anni, specialista in ematologia – mi pongo la questione dell’obbligo per i professionisti della salute. Non capisco chi non si immunizza. E fa correre rischi ai propri pazienti. Stiamo riflettendo sulla possibilità che l’immunizzazione diventi obbligatoria per gli operatori. Ne discuterò con l’Ordine dei medici e dei farmacisti”.
Con l’obbligo di vaccinazione per i bambini fino a sei anni “l’Italia va nella giusta direzione” dice all’Ansa il commissario Ue alla salute Vytenis Adriukaitis. Il “declino delle vaccinazioni non solo è pericoloso per la salute pubblica – ha osservato il commissario – ma è una minaccia per tutta l’umanità perché può aprire la porta al ritorno di malattie infettive che fino a pochi anni fa erano state fermate”. Il commissario ha fatto riferimento a patologie come il morbillo, che l’Europa prevedeva di debellare nel 2015, ma che invece continua a colpire. E, in alcuni paesi dell’Ue, a uccidere. “È possibile nell’Europa del XXI secolo dover contare i morti per morbillo? Eppure dobbiamo farlo, in Romania dall’anno scorso sono stati 29”. In Italia il dibattito è sulla scelta individuale. “Quella è per gli adulti – ha rilevato Andriukaitis – ma per i bambini gli Stati sono obbligati a intervenire quando si tratta di misure per la salute, come prevede anche la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, sottoscritta da tutti i paesi membri dell’Ue”.
In una fase in cui “disinformazione e allarmismo creano paure infondate, vanno prese tutte le misure per aumentare la consapevolezza ma soprattutto il numero dei bambini vaccinati e l’Italia – ha concluso Andriukaitis – sta andando nella giusta direzione”.