Roger Waters, nella storia della copertina del disco copiata spunta un terzo nome: Man Ray
“Isgrò s’è ben guardato dallo svelare la sua fonte: che era stato il maggiore esponente del dadaismo Usa a suggerirgli, - in questi casi si usa dire inconsciamente- di indossare gli abiti di cancellatore e di teorico della cancellatura”, racconta a FQMagazine l'esperto d'arte Piero Mascitti. “A questo punto sarebbe stato più carino che Isgrò, artista che stimo e che non ha bisogno di tutta questa pubblicità derivante da una sentenza, spedisse una lettera alla Sony e a Waters, altro grande artista che ammiro”
Tra Roger Waters e Emilio Isgrò sbuca il dadaista che non t’aspetti: Man Ray. A poche ore dalla sentenza del Tribunale di Milano, che ha bloccato la vendita dell’ultimo disco dell’ex Pink Floyd – Is This the Life We Really Want? – per aver plagiato le opere dell’artista siciliano nella copertina, involucro, e libretto illustrativo di vinile, cd e formato digitale, somiglianze e ispirazioni artistiche tra righette cancellate con tratti di inchiostro nero sembrano fare un ulteriore salto nel passato dell’arte mondiale.
E proprio nella multiforme produzione dell’artista dadaista americano che lavorò in Francia agli inizi del Novecento. “Se Man Ray si mettesse in contatto con noi attraverso una seduta spiritica si potrebbe appellare in tribunale. Le “cancellature” di Isgrò risultano piuttosto ispirate al Poema Ottico del 1924”, spiega ironicamente l’esperto d’arte Piero Mascitti al FQMagazine.
In aiuto all’intuizione del collaboratore di Mimmo Rotella, ecco le parole dell’affermato Sebastiano Grasso del Corriere della Sera in un articolo del 2008 all’indomani della mostra di Isgrò, Dichiaro di essere Emilio Isgrò, alla Fondazione Pecci di Prato: “Che il pittore e fotografo americano, trapiantato a Parigi, fosse anche un veggente in grado di anticipare quello che quarant’anni dopo avrebbe fatto Emilio Isgrò, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto (1937), emigrato a Milano nel 1956, lo si è scoperto dopo”. “Man Ray si era ispirato (ma solo ispirato) al Canto notturno del pesce (1905) del poeta tedesco Christian Morgenstern e lo aveva detto tranquillamente”- preciso Grasso richiamando la pubblicazione del 1924 di Man Ray sulla rivista 391 di Picabia-, “Isgrò, invece, s’è ben guardato dallo svelare la sua fonte: che era stato il maggiore esponente del dadaismo Usa a suggerirgli, – in questi casi si usa dire inconsciamente- di indossare gli abiti di cancellatore e di teorico della cancellatura”. “A questo punto sarebbe stato più carino che Isgrò, artista che stimo e che non ha bisogno di tutta questa pubblicità derivante da una sentenza, spedisse una lettera alla Sony e a Waters, altro grande artista che ammiro”, continua Mascitti.
“Ho lavorato per anni con Mimmo Rotella e lui mostrò per primo un’opera di décollagè nel 1955 e quando la pubblicità o altri artisti del Nouveau Realisme riusavono quello spunto artistico lui ci rideva su, non fece mai causa a nessuno anzi era parecchio contento che ciò accadesse. I tribunali hanno già così tante cause da seguire. Sarebbe stato meglio per Isgrò organizzare un pranzo e farsi una bella chiacchierata con Roger Waters e i suoi produttori”.