Il parlamentare verdiniano contro i ritardi della discussione del ddl anti-abbattimenti ferma in commissione: "Dalla politica sorda io mi allontano". Il M5s: "Specula sui morti"
Non farà più il senatore, dice, perché lo aveva promesso: se non si discute il ddl sugli abbattimenti degli abusi edilizi in Campania, lascerò il seggio. Ora Ciro Falanga, eletto con il Pdl e ora nel gruppo verdiniano di Ala, dice di voler mantenere la parola dopo che un operaio di 64 anni, Salvatore Garofalo, è morto d’infarto mentre stavano per cominciare i lavori di demolizione della sua abitazione ad Eboli, in provincia di Salerno, dove viveva dagli anni Ottanta. “Dalla politica sorda alle esigenze dei più deboli io mi allontano – dice quindi Falanga – Uno speculatore o un camorrista non muoiono d’infarto se gli abbattono una casa. Un operaio invece muore dal dolore”. Falanga aveva già minacciato le dimissioni se il disegno di legge da lui firmato per fermare gli abbattimenti “non fosse stato approvato entro l’estate”. Il provvedimento è ancora all’esame della commissione Giustizia della Camera e sarà discusso giovedì. Ma è ovviamente avversato dagli ambientalisti presenti nei vari gruppi parlamentari. In particolare, spiega Falanga, “il M5s ha negato un rapido esame del provvedimento attraverso la sede deliberante con evidenti scopi ostruzionistici, nonostante il testo abbia già avuto il via libera dai due rami del Parlamento”. Il senatore verdiniano dice di non poter “accettare che nonostante il duro lavoro di anni nell’interesse di persone in difficoltà la gente inizi a morire a causa del mero calcolo parlamentare di qualche gruppo che fa dell’essere contro sempre e comunque la propria unica bandiera”. Falanga dice che consegnerà le dimissioni al presidente del Senato Piero Grasso. Per la senatrice M5s Paola Nugnes, tuttavia, “è davvero vergognoso il tentativo da parte del senatore Falanga di speculare anche sulla morte. Addirittura ha detto che senza la richiesta del MoVimento 5 Stelle di non esaminare il provvedimento attraverso la sede deliberante questa morte non ci sarebbe stata. Vergognoso”.
Quanto al caso particolare, come spiega l’avvocato della famiglia dell’operaio Damiano Cardiello all’Ansa, nella stessa zona di Eboli (Campolongo) ci sono almeno altre dodici, quindici case abusive. “Ma più che di case, parliamo di manufatti – dice il legale – E’ una zona dove il degrado la fa da padrona, purtroppo”. Il pensionato che è rimasto vittima dell’infarto aveva il sussidio statale dopo il trapianto di un rene e abitava insieme alla moglie e ai tre nipoti, tutti minorenni. La coppia, ex braccianti agricoli entrambi, aveva tre figli. Dal 1998 andava avanti il braccio di ferro con lo Stato. “Al momento – sottolinea l’avvocato – prima di vedere se la struttura verrà effettivamente abbattuta, è da attendere la concessione in sanatoria da parte del Comune di Eboli che verrà valutata, la camera di consiglio della corte di Appello con l’incidente di esecuzione e poi l’eventuale approvazione del ddl Falanga. Non dimentichiamo che in quella casa abitano anche tre bambini piccoli. La situazione è molto delicata. Salvatore è stato vittima di uno Stato burocrate e formale”.