Aveva confessato che aveva aperto il gas ma di non volere uccidere, ma il suo gesto, il 12 giugno dell’anno scorso, aveva provocato una strage. Oggi Giuseppe Pellicanò è stato condannato all’ergastolo nel corso del processo per rito abbreviato che quindi ha comportato uno sconto della pena che in casi del genere significa evitare l’isolamento. Un anno fa il pubblicitario, 54 anni, aveva svitato il tubo del gas della cucina del suo appartamento di via Brioschi a Milano provocando un’esplosione nella palazzina e uccidendo la sua ex compagna Micaela Masella, la coppia di vicini di casa marchigiani, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. Nello scoppio anche le due figlie dell’uomo e dell’ex compagna, di 7 e 11 anni, erano rimaste gravemente ustionate.
Il giudice per l’udienza preliminare, Chiara Valori, ha condannato l’imputato sia per strage che per devastazione aggravata, escludendo solo l’aggravante dei futili motivi. Nel dispositivo della sentenza, inoltre, il gup Valori non ha menzionato il fatto che il pubblicitario 52enne, quando ha manomesso i rubinetti del gas della sua cucina, facendo saturare e poi esplodere la casa dove abitava, fosse affetto da semi infermità mentale (questo è quello che ha accertato una perizia) perché stava assumendo psicofarmaci. “Segnale – fa notare l’avvocato della famiglia Masella, Franco Rossi Galante – che il giudice non ha considerato la seminfermità nel prendere la sua decisione”. Le motivazioni saranno noto solo tra 60 giorni, quando verranno depositate le motivazioni.
Il giudice ha poi dichiarato decaduta la responsabilità genitoriale di Pellicanó delle due figlie piccole, rimaste gravemente ustionate. Il magistrato ha anche disposto provvisionali per circa 1 milione e 760 mila euro per la famiglia Masella: rispettivamente 350mila euro a testa per i genitori della ex compagna, 160mila euro per la sorella e 400mila euro a ciascuna delle due figlie della coppia, rimaste gravemente ustionate nell’esplosione.
Provvisionali per circa 1,5 milioni di euro, invece, sono andate complessivamente ai familiari dei due fidanzati marchigiani. Il pubblicitario dovrà risarcire anche i vicini di casa, che hanno visto i loro appartamenti danneggiati, con somme che si aggirano intorno ai 3mila euro. Il resto dei risarcimenti dovrà essere quantificato in sede civile. Il pm Elio Ramondini aveva chiesto l’ergastolo lo scorso 5 giugno non solo perché aveva provocato lo scoppio
uccidendo tre persone, ma anche perché “ha continuato a dire tante bugie per rimanere impunito“. La difesa aveva sostenuto che il pubblicitario non aveva intenzione di uccidere che ha tentato di dimostrare che non si figuravano i reati di strage e devastazione.
Dopo la lettura della sentenza sono scoppiati in lacrime e si sono abbracciati i familiari di Micaela Masella e dei due giovani Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. “L’ergastolo è una brutta cosa – ha detto Franco Rossi Galante, legale della famiglia Masella, con l’avvocato Antonella Calcaterra – ma la strage è il reato più grave e il giudice ha stabilito la pena massima prevista“.