“Consip? E’ una cosa all’italiana. Abbiamo fatto una centrale unica d’acquisto per non imbrogliare e invece così si imbroglia meglio. E Renzi, invece di metterci uno capace, ci ha messo un guarda-bottega“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Ecg Regione (Radio Cusano Campus) dal deputato di Direzione Italia, Maurizio Bianconi. “Luigi Marroni era un modesto funzionario renziano della Regione Toscana” – spiega – “In virtù del suo essere renziano, è andato a dirigere l’azienda più importante d’Italia. Ma Marroni è uno a cui si farebbe fatica anche ad affidare la Firenze parcheggi. Eppure gli hanno dato Consip, perché era un uomo fedele. Come dice quel famoso proverbio, se metti una merda nello scranno, o puzza o fa danno. Cioè, se metti uno inadeguato in un posto, poi quello si convince davvero di comandare. E quindi” – continua – “Marroni si è ribellato e ha detto la verità sul babbo. Per questo lo vogliono cacciare e lui dice che col cazzo se ne va. Si è aperta così la guerra punica. Marroni non può pagare una sua testimonianza con le dimissioni. Sono arrivati a far dimettere tutto il Cda, pur di mandarlo via“. Bianconi poi commenta l’intervista odierna rilasciata da Denis Verdini al Corriere della Sera: “Ha detto che Renzi voleva un governo Gentiloni fragile e che Berlusconi pensava solo a non fare una lista con Salvini. Sta dicendo, insomma, che o lo fanno contento o vuota il sacco. Sta ricattando? Sta dicendo qual è il suo peso politico. Verdini è un uomo di spessore, tra questi nani è uno che ci sa fare. Ora apparentemente non è più strategico, in realtà siamo arrivati a questo punto proprio grazie al suo lavoro. Verdini, per fare una metafora calcistica, è il direttore sportivo di Berlusconi, il Galliani di Forza Italia. Come Confalonieri lo è stato per Mediaset”. Il parlamentare poi commenta le dichiarazioni del deputato M5S, Luigi Di Maio, a Porta a Porta (Rai Uno): “Di Maio ha detto che i valori di destra e sinistra sono dentro il M5S e che c’è chi porta avanti i valori di Berlinguer, chi di Almirante, chi della Dc. Con quella sua approssimazione, Di Maio, che non fa della cultura il suo bigliettino da visita, ha detto una cosa vera. Fa cioè del M5S un movimento post-ideologico, il che va bene, ma è quel che c’è dentro quel post-ideologico che suscita perplessità, perché è tutto un vaffanculo permanente, scie chimiche, chip sotto pelle. Non si decidono a fare nell’interesse dei cittadini una questione post-ideologica valida. L’incontro Salvini-Casaleggio? Secondo me, c’è stata una telefonata tra i due”. Finale battuta su Di Maio e Di Battista: “La fidanzata di Di Battista si chiama Sara, la fidanzata di Di Maio si chiama Sarebbi“