Domani 21 giugno iniziano gli esami di maturità, si discute spesso su quanto sia giusto mantenerli, quanto sia giustificato l’impegno economico per realizzarli rispetto al fatto che sono poco selettivi, il 99% degli studenti viene promosso. Comunque la si veda, rappresentano una delle prime prove importanti che i ragazzi devono affrontare, un rituale di passaggio tra la spensieratezza e la responsabilità, per questo incutono un grande timore da molto tempo prima che accadano. Le paure sono sempre le stesse e oscillano da quelle legate all’inaffidabilità, inadeguatezza e incapacità personale (paura di non riuscire a studiare a sufficienza, di non ricordare nulla, del giudizio degli esaminatori o dei compagni, di non farcela), a quelle legate all’inaffidabilità e pericolosità degli altri (paura di un commissario o di una commissione severi, di trovarsi di fronte a compiti troppo difficili, di ricevere domande infide).
C’è chi si sente più fragile agli esami orali e ha paura di leggere la disapprovazione nello sguardo degli esaminatori o degli auditori, chi ha il blocco da foglio bianco: lo scritto viene corretto in un secondo momento e non si ha il controllo sul giudizio. Sono preoccupazioni che indirizzano il comportamento. Alla sua maturità, Francesca non aveva proprio considerato la possibilità di essere capace, di fronte al compito di matematica aveva rinunciato subito, sbirciando il compito di un compagno vicino aveva buttato giù una soluzione che si era poi rivelata sbagliata, solo dopo a casa si era resa conto che avrebbe saputo farlo da sola, per l’agitazione e la sfiducia non l’aveva neanche davvero letto il testo. All’esame orale, Renato era rimasto imbambolato, aveva la commissione davanti, qualche compagno del quarto anno dietro (che voleva farsi un’idea di come funzionano gli esami): troppa attenzione addosso, non ricordava più nulla, ci aveva messo un bel po’ a capire che conosceva la risposta alle domande che gli stavano facendo gli esaminatori.
Il ricordo degli esami di maturità rimane impresso nella memoria e diventa un po’ il prototipo di come si affronteranno in seguito le difficoltà della vita. Per chi li vede ormai da lontano sembrano ben poca cosa rispetto a tutte le prove che la vita pone di fronte, per chi deve affrontarli sembrano un passo enorme. L’intensità della paura è direttamente proporzionale alle prospettive che si hanno rispetto allo scenario successivo, al dopo. L’esame può essere solo un momento di passaggio, un ostacolo che ci si è allenati a superare, se precede un progetto di vita e di futuro già abbastanza chiaro e definito. Può sembrare invece un ostacolo insuperabile se non si intravede ancora niente di preciso.
Essere sottoposti a una prova stressante è comunque un’esperienza formativa. La maturità sicuramente lo è. Oltre che un esame sull’apprendimento è anche una messa alla prova sulla tenuta emotiva dello studente, su quanto è riuscito a integrare le diverse parti di sé, su quanto è riuscito a mettere d’accordo emotività e logica, istinto e ragione, su quanto questi sono diventati un racconto coerente su se stessi e chi si è diventati, sulla solidità dell’identità personale costruita fino a quel momento.