Cronaca

Papa Francesco a Barbiana: “Pregate perché io segua l’esempio di don Milani, questo bravo prete” – FOTO

Questa mattina il Papa ha pregato anche sulla tomba di don Primo Mazzolari a Bozzolo, nel mantovano: "Hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto scomoda". L'invito a "non ignorare" i sacerdoti come loro: "Seguirli ci avrebbe risparmiato sofferenze e umiliazioni"

“Oggi sono pellegrino sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto scomoda”. E’ iniziato questa mattina il viaggio in cui Papa Francesco rende omaggio a don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani. Alle nove Bergoglio ha pregato sulla tomba del parroco di Bozzolo, in provincia di Mantova, che durante la guerra si oppose con decisione al fascismo. Poi è arrivato a Barbiana, nel fiorentino, per rendere omaggio anche al sacerdote impegnato nell’educazione dei ragazzi, nel cinquantesimo anniversario della morte. Papa Francesco ha esortato la comunità a “non ignorare ancora” i sacerdoti come loro. “Perché essi hanno visto lontano, e seguirli ci avrebbe risparmiato sofferenze e umiliazioni”.

Accolto dal suono delle campane a festa, il Pontefice a Barbiana ha visitato la canonica e la scuola del prete “scomodo” che a Barbiana arrivò “in esilio”, poi pregherà sulla tomba di don Milani. “La scuola per don Lorenzo” ha detto Papa Francesco alla folla che lo aspettava “non era una cosa diversa rispetto alla sua missione di prete, ma il modo concreto con cui svolgere quella missione”. Fra le tante cose che ci sono da insegnare, ha aggiunto: “Quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà, la voglia di compromettersi con gli altri, e di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune”.

Il Pontefice ha lanciato un appello alla “responsabilità” e alla “libertà di coscienza” citando una lettera di don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica“. Poi il suo discorso si è poi concentrato sulle frange più deboli della società. È necessario “ridare ai poveri la parola” senza la quale “non c’è dignità e neanche libertà e giustizia”, ed è in grado di aprire la strada “alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole”.

“Il fatto di andare sulle tombe di questi due preti a Barbiana e a Bozzolo è esemplare” ha commentato il presidente della Cei, il cardinal Gualtiero Bassetti, in un’intervista al Tg2000 “Sta dicendo: questi sono due preti autentici, sono due modelli che nella debita forma possono essere riproposti anche alla Chiesa di oggi”. Don Milani in particolare è una figura particolare all’interno della Chiesa, che “ha avuto dei modi di trattare quasi al limite” con un concetto di obbedienza “non legalistico”. Tuttavia, ribadisce il cardinal Bassetti: “Don Milani non ha mai rinunciato neppure per un attimo ad essere un prete, come don Primo, lo sono stati fino in fondo. Per questo non sono stati dei classisti e non sono stati dei comunisti come qualcuno li ha definiti”.

Il Pontefice ha ribadito che “il gesto compiuto oggi vuole essere una risposta alla richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo: che fosse riconosciuto nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. Oggi lo fa il Vescovo di Roma”, nonostante comprenda che “ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani”. Congedandosi dalla folla di fedeli a Barbiana ha chiesto: “Pregate per me, affinché possa anche io seguire l’esempio di don Lorenzo Milani, di questo bravo prete”.

In occasione della visita papale il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, ha annunciato che il 18 settembre partirà il processo di beatificazione del sacerdote partigiano di Bozzolo. “Don Mazzolari – ha detto il Papa a Bozzolo – non faceva proselitismo perché questo non è cristiano, ha fatto testimonianza”. Il discorso del Papa a Bozzolo ha ripercorso gli insegnamenti più importanti di don Mazzolari, concentrandosi soprattutto sull’impegno attivo e concreto per la comunità.

Prendendo spunto dai luoghi di don Mazzolari “il fiume, la pianura, la cascina”, il Papa ha messo in guardia i fedeli da tre tentazioni: quella di “lasciar fare“, quella “dell’attivismo separatista” delle istituzioni cattoliche che generano comunità elitarie e infine quella del “soprannaturalismo disumanizzante” di chi si estranea dal mondo, il “vero campo di apostolato”. Ha commentato il Papa: “Il dramma si consuma in questa distanza tra la fede e la vita, tra la contemplazione e l’azione”. Contraria alla direzione evangelica, ha detto, è “la strada del lasciar fare: quella di chi sta alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani. Quel ‘balconare’ la vita. Ci si accontenta di criticare, di descrivere con compiacimento amaro e altezzoso gli errori del mondo intorno”. Poi, parlando della misericordia e della confessione, ha ripetuto una frase di don Mazzolari: “Non dobbiamo massacrare le spalle della povera gente: vorrei ripeterlo a tutti i preti dell’Italia e del mondo”.

I fedeli hanno cominciato ad arrivare nel paesino al confine tra Cremona e Mantova già da prima dell’alba: il Papa si è fermato in piazza a salutare la gente, in particolare i bambini degli oratori. “I parroci sono la forza della Chiesa in Italia”, ha detto il Pontefice: “Quando sono i volti di un clero non clericale, come quest’uomo, essi danno vita ad un vero e proprio magistero dei parroci che fa tanto bene a tutti”.