Impossibile capire le cause della rottura a due anni dalla nomina dell'ex manager di Deloitte. Lettera 43 aveva raccontato poche settimane fa di un duro scontro con l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Anche i primi mesi in Vaticano non erano iniziati in maniera tranquilla: il suo pc era stato violato. La divulgazione di quella vicenda diede il via allo scandalo Vatileaks 2
Appena tre mesi fa aveva detto di non essere pentito d’aver accettato l’incarico, anzi si era detto pronto ad andare “fino in fondo con grande entusiasmo” e di essere “molto motivato dal privilegio di essere a disposizione del Papa“.
Invece Libero Milone, il primo revisore generale dei conti del Vaticano, ha rassegnato le dimissioni e il suo incarico, iniziato il 9 maggio di due anni fa. Era statauna nomina storica, perché mai la Santa Sede aveva avuto una figura di quel tipo e aveva scelto un profilo laico di alto livello come quello di Milone, manager di esperienza internazionale con un passato in Deloitte, Telecom, Falck, Fiat e Onu.
Doveva scandagliare i bilanci e i conti del Vaticano e delle amministrazioni ad essa collegate, assorbendo le funzioni che fino a due anni fa era state svolte dalla Prefettura degli Affari economici, una sorta di Corte dei conti della Santa Sede. Il lavoro – portato avanti assieme a una squadra di 12 persone, tra cui sei donne – si è invece interrotto dopo due anni “di comune accordo” con il Vaticano.
Impossibile capire le cause della rottura. Di certo, c’è che Milone ad aprile aveva rifiutato di entrare nel board di RaiWay, l’azienda che si occupa della gestione delle antenne di trasmissione, dei satelliti e della fibra ottica della tv di Stato. Poi però a maggio – come ha raccontato Lettera 43 – si era consumato un nuovo scontro tra il suo ufficio e l’Apsa. l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica.
Era stato lo stesso Milone, assieme al prefetto della Segreteria per l’Economia, il cardinale George Pell, a inviare una lettera tutti i dicasteri nella quale chiedeva di “non prendere minimamente in considerazione alter due missive, risalenti ai primi di maggio, provenienti dall’Apsa – scriveva Lettera 43 – e sottoscritte dal Segretario, monsignor Mauro Rivella“. Nella missiva di Apsa si invitavano gli enti vaticani a rivolgersi alle banche e ai consulenti finanziari affinché trasmettessero la documentazione finanziaria “necessaria alla società di consulenza esterna Pwc che avrebbe avuto il compito di svolgere l’attività di revisione contabile per i vari organismi della Santa Sede”.
Si è trattato solo dell’ultima frizione nel lungo e difficoltoso percorso di riforma finanziaria del Vaticano voluta da Bergoglio. Anche i primi mesi di Milone non erano trascorsi in maniera tranquilla: il suo pc era stato violato nell’ottobre 2015 e Milone aveva subito sporto denuncia alla Gendarmeria vaticana. La divulgazione di quella vicenda diede il via allo scandalo Vatileaks 2.