Cultura

“Il mondo al tempo dei Quanti”, perché il futuro non è più quello di una volta

L'opera di Mario Agostinelli e Debora Rizzuto, scelto come libro del mese dall'indice dei libri, racconta come "la percezione che noi abbiamo del mondo non sia adeguata al modo in cui il mondo vive", spiegando con esempi approfonditi ma accessibili, come "le formule e le letture del mondo oggi si fermino al presente e lo interpretino secondo regole che non valgono più"

di Alessandro Madron

Avete mai la sensazione che il mondo sia inafferrabile? Che corra troppo veloce? E qui non si parla di quella velocità, tutta milanese, fatta di meeting, apericene e gente indaffarata che corre su e giù dalle scale delle metropolitana. Pensiamo piuttosto alla sensazione di smarrimento rispetto a un mondo che in ogni istante offre più possibilità di quante ciascuno potrà mai essere in grado di cogliere nell’arco di una vita intera. Al mondo fatto di smartphone, di connettività costante, di algoritmi in grado di tracciare i comportamenti e di determinare delle conseguenze indipendenti dalla volontà del singolo. Conseguenze che, spesso, vanno oltre la consapevolezza. Parliamo di quella sensazione di inadeguatezza che si prova quando si viene investiti da fiumi di informazioni che ci attraversano a prescindere dalla nostra capacità di comprenderle. Una transazione finanziaria, un attentato, uno sciopero, un computer ultra-veloce, un terremoto, un matrimonio, un’arma di ultima generazione, una fusione aziendale, una guerra, un nuovo satellite, un’epidemia, una crisi o un nuovo modello di suv. I fatti e gli oggetti che condizionano il mondo esistono e accadono attorno a noi, di continuo. L’incapacità di leggerli e di ordinarli è direttamente connessa all’incapacità di governarli. Un’incapacità che non riguarda solo i singoli individui, ma la società nel suo complesso. 

Interpretiamo il mondo secondo regole che non valgono più

A mettere ordine a queste sensazioni confuse ci hanno pensato, qualche mese fa, Mario Agostinelli e Debora Rizzuto che hanno dato alle stampe “Il mondo al tempo dei Quanti” (ed. Mimesis, Milano, gennaio 2017). Per dirla con le parole dello stesso Agostinelli, l’opera racconta come “la percezione che noi abbiamo del mondo non sia adeguata al modo in cui il mondo vive”. Gli autori, un chimico-fisico (noto per il suo impegno ambientalista, ex consigliere regionale ed ex segretario generale della Cgil Lombardia) e un’astrofisica, usando metafore che aiutano nella trasposizione delle teorie in immagini accessibili ai più, raccontano di come “le formule e le letture del mondo oggi si fermano al presente e lo interpretano secondo regole che non valgono più”. 

La lettura non è di quelle che si consumano sul bagnasciuga. Si tratta anzi di un esercizio faticoso: un viaggio avventuroso che, grazie a spunti mai banali e documentati con puntualità accademica, fornisce al lettore gli strumenti per trovare delle risposte alle proprie curiosità. Mario Agostinelli spiega la genesi e le motivazioni che stanno alla base del lavoro che ha condiviso con Debora Rizzuto: “Ormai era impossibile affrontare qualsiasi problema di descrizione del mondo (dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande) senza abbandonare la concezione casuale e newtoniana che invece l’economia o la politica utilizzano quotidianamente… Ovvero, per utilizzare tutta la tecnologia – dal telefonino al Gps della macchina, fino alle transazioni finanziarie – bisogna introdurre una descrizione del mondo che non è quella che abbiamo appreso a scuola, quella secondo cui a ogni causa corrisponde un effetto misurabile”. Conseguenze incerte per azioni complesse.

La velocità relativa degli oggetti modifica il tempo

“Siamo in un mondo in cui la velocità relativa degli oggetti cambia il tempo – spiega ancora Agostinelli -. Mentre noi prendiamo una decisione, un computer è in grado di fare qualche miliardo operazioni. Il tempo del computer scorre molto più lentamente, ha un orologio diverso da quello che segna il tempo delle azioni umane. Lo stesso vale per le operazioni finanziarie: il computer che presiede alla valorizzazione di una cifra o di un contenuto, compie qualche milione di operazioni rispondendo a regole stabilite da algoritmi, ovvero secondo le istruzioni che ha ricevuto, in maniera totalmente indipendente dalle convenienze dell’individuo. In questo modo chi possiede il governo del processo estromette gli operatori o i consumatori del processo stesso”. Il potere sta dunque nel controllo di quel tempo e di quelle azioni. “Così si spiegano ad esempio gli investimenti miliardari di Goldman Sachs per guadagnare pochi centesimi di secondo nella velocità di trasmissione dei dati: quei pochi centesimi di secondo possono determinare guadagni ingenti”. Da qui torniamo all’assunto iniziale, secondo cui la tecnologia ha cambiato la gerarchia temporale e i meccanismi causali. In questo senso la scienza potrebbe diventare un alleato per la classe politica e chi si trova a governare fenomeni figli di questa nuova complessità ostinandosi nell’applicare schemi già superati dal pensiero scientifico attuale. La scienza come alleata per superare la concezione deterministica della realtà e guadagnare la capacità di costruire politiche capaci di andare oltre il presente, rafforzando il processo di partecipazione democratica.

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