di Alberto Piccinini *
Gentile professore Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana,
Lei è chiamato nei prossimi giorni a esercitare la Sua funzione, prevista all’articolo 87 della Costituzione, di promulgare le leggi, e in particolare di controfirmare la legge di conversione del Decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50. Questo con il possibile esercizio, tuttavia, della facoltà, prevista dallo articolo 74 Cost., di chiedere alle Camere, con messaggio motivato, una nuova deliberazione. È tale facoltà che le chiediamo di esercitare, considerando:
– che con Suo decreto del 15 marzo 2017, sono stati convocati i comizi elettorali per domenica 28 maggio 2017, al fine di consentire l’espletamento del referendum volto all'”abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)”; referendum poi non svoltosi perché tali disposizioni sono state integralmente abrogate con la legge 20.4.17 n. 49, cosicché l’Ufficio centrale per il Referendum della Corte di Cassazione, dopo avere – con ordinanza del 21 aprile 2017 – sospeso le operazioni referendarie con l’esplicita motivazione che l’abrogazione era avvenuta “senza il corredo di altra disciplina delle stesse materie” il 27.4.17, ha stabilito che il referendum non doveva avere più corso, per essere intervenuta “l’abrogazione secca di tutte le disposizioni fatte oggetto” del quesito referendario;
– che in seguito, ed esattamente tre giorni dopo la data in cui si sarebbe dovuto celebrare il referendum, (ricorrendo a uno strumento di per sé di assai dubbia legittimità, e cioè a mezzo di un emendamento al decreto 50, vertente su tutt’altra materia), la maggioranza ha provveduto a reintrodurre alla Camera la “Disciplina delle prestazioni occasionali”, poi approvata anche dal Senato.
Non è questa la sede per illustrare il nostro pensiero riguardo al contenuto della nuova normativa, né per stabilire se vi sia o no discontinuità tra essa e quella appena abrogata, e quindi se sia stato o no corretto il parere favorevole all’emendamento dato dal governo, con successiva richiesta del voto di fiducia.
Infatti, tale ultima valutazione non va fatta né dal governo, né dal Parlamento e neppure da Lei nel Suo ruolo di capo dello Stato e garante della Costituzione. Ciò in quanto la Corte Costituzionale – ben consapevole del rischio che una futura maggioranza parlamentare, infedele ai valori costituzionali potrebbe boicottare e inibire il potere popolare di vaglio sul suo operato proprio con la modifica strumentale delle norme sottoposte a referendum – ha chiarito, con la sentenza n. 68 del 1978, che compete alla Corte di Cassazione la valutazione su eventuali tratti di discontinuità e ha stabilito che “se l’abrogazione degli atti o delle singole disposizioni cui si riferisce il referendum venga accompagnata da altra disciplina della stessa materia, senza modificare né i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente né i contenuti normativi essenziali dei singoli precetti, il referendum si effettui sulle nuove disposizioni legislative”.
Ebbene, quanto avvenuto (la sostituzione della normativa sui voucher nei modi e nei tempi predetti, senza sottoporre all’Ufficio centrale per il referendum la nuova disciplina alternativa) ha impedito alla Suprema Corte di Cassazione di verificare l’identità dei “principi ispiratori” e “i contenuti normativi essenziali” tra le due normative. Proponendo – e facendo poi approvare – la nuova regolamentazione non appena sventato il pericolo del referendum si è realizzato un meschino escamotage che sovverte l’ordinato esercizio dei poteri della magistratura e del legislatore, con palese violazione dei principi dettati dalla Corte Costituzionale con la citata sentenza n. 68/78. L’offesa alla sovranità popolare (oltretutto da parte di un Parlamento eletto in base ad una legge dichiarata anticostituzionale) è macroscopica.
Per questo, Le chiediamo di non promulgare la legge di conversione del dl n. 50/17, ponendo il Parlamento davanti alla sua responsabilità, pena una lesione gravissima all’art. 75 della Carta Costituzionale e all’istituto referendario.
Con piena fiducia.
Bologna, 15 giugno 2017
*Presidente di Comma2-Lavoro è dignità, una neo-costituita associazione aperta a tutti coloro (non solo avvocati) che abbiano fatto una chiara scelta di campo dalla parte dei lavoratori. Hanno aderito, ad oggi, docenti, giornalisti, magistrati in pensione, sociologi, psicologi e persino un frate, che hanno voluto testimoniare di avere a cuore l’attuazione della Costituzione – e in particolare del secondo comma dell’articolo 3, da cui prende il nome – contrastando la riduzione delle tutele che ha caratterizzato la legislazione del lavoro degli ultimi 15-20 anni.