Ambito tecnico-scientifico: Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro
La robotica è entrata a far parte del quotidiano e il suo sviluppo non sembra arrestarsi. Ma dov’è – se c’è – il limite? E quali sono gli scenari che si aprono? “Da un lato mi piace perché non si trattano i soliti temi triti e ritriti come i vaccini o il global warming”, sottolinea Alfonso Lucifredi, divulgatore scientifico e autore del libro A cosa pensava Darwin?. Ma forse si tratta di un argomento troppo audace: “Temo che i maturandi ne sappiano poco e che non abbiano i mezzi necessari a parlarne in maniera approfondita”, sottolinea. Un argomento interessante, certo, ma di cui si parla ancora poco sui banchi di scuola: “Credo che le loro uniche fonti derivino dalle letture su internet o dai documentari – sottolinea -, perché la scuola italiana in questo senso non è affatto aggiornata”. Marco Roccetti, professore e coordinatore del PhD in “Data Science” presso l’Università di Bologna, ha apprezzato la proposta del Miur: “Probabilmente i ragazzi non sono pronti a scriverne in maniera approfondita, ma questa è l’occasione per lanciare una discussione sull’argomento”. Secondo il docente, infatti, l’Italia continua a nascondere la testa sotto la sabbia: “Non è una questione di essere giovani o adulti, ma un fatto culturale – sottolinea -, bisogna rendersi conto che le scienze informatiche sono una materia, al pari del latino o della storia”. La chiave del successo sta nel riuscire a combinare in maniera efficace il lavoro delle macchine e quello degli uomini: “La robotica crea inquietudine, ed è normale che sia così, ma non possiamo pensare di fermarne lo sviluppo – spiega -, dobbiamo invece imparare a trovare un punto di collaborazione”. Motivo per cui la scuola, per prima, deve iniziare a parlarne: “I giovani sono più neutrali e quindi più sensibili a questi aspetti, è importante coinvolgerli presto nel dibattito pubblico e questa traccia, forse, è un primo piccolo passo verso l’obiettivo”.
Scuola
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