I primi a rendere nota la notizia del bombardamento sono stati i militari di Baghdad - scrive la Bbc online - precisando che nel pomeriggio le stesse forze si trovavano a pochi passi dal luogo di culto nel centro storico. Opposta la versione fornita dai fondamentalisti, che sul loro organo di propaganda Amaq hanno puntato il dito contro le forze militari americane
Secondo i media americani sono stati i fondamentalisti dell’Isis. Secondo gli organi di propaganda del Califfato, invece, è opera dei militari statunitensi. Di sicuro c’è solo l’esplosione della moschea al Nuri a Mosul. Un gesto eclatante ma anche simbolico perché proprio dal pulpito di questo edificio nel 2014 il leader dello Stato islamico, Abu bakr al Baghdadi, fece il suo esordio proclamando il Califfato.
I primi a rendere nota la notizia del bombardamento sono stati i militari di Baghdad – scrive la Bbc online – precisando che nel pomeriggio le stesse forze si trovavano a pochi passi dal luogo di culto nel centro storico. Opposta la versione fornita dai fondamentalisti, che sul loro organo di propaganda Amaq hanno puntato il dito contro le forze militari americane, che secondo loro “hanno bombardato la moschea”.
La distruzione della moschea segna un punto di svolta nella battaglia per la riconquista di Mosul, iniziata circa otto mesi fa e che ha causato la fuga di 850mila persone. Da settimane si combatte attorno al centro storico della città, dove nei giorni scorsi si erano levate dense colonne di fumo e incessanti boati di cannoneggiamenti. Asserragliata in una superficie di appena cinque chilometri quadrati l’Isis oppone una strenua resistenza in particolare nel settore nord-occidentale, mentre sono almeno 100mila i civili intrappolati ed in disperate condizioni.
Nell’offensiva anti-jihadisti sono impegnati in migliaia, tra forze della sicurezza irachena, combattenti curdi Peshmerga, milizie tribali sunnite e consiglieri militari assistiti dalla coalizione a guida Usa. Nel gennaio di quest’anno il governo di Baghdad aveva annunciato la liberazione totale dell’area est della città, ma non aveva negato che ci sarebbero stati problemi nell’avanzata verso il centro storico, proprio dove sorgeva la moschea al Nuri. Considerato uno dei monumenti storici tra i più famosi dell’Iraq con il suo bellissimo minareto dal pulpito di questo luogo di preghiera circa tre anni fa il leader dell’Isis, da più parti indicato come “ucciso“, era apparso con un vistoso orologio al polso destro, e nella sua predica, durata poco più di un quarto d’ora, aveva pronunciato quel celebre discorso. Rivolgendosi ai suoi fedeli al Baghdadi aveva salmodiato versi del Corano e della tradizione del Profeta. “Dopo anni di jihad e perseveranza è stato annunciato il califfato ed è stato scelto un nuovo imam“, aveva detto dall’alto di un pulpito in pietra decorato di sculture. Che ora è stato distrutto.