Società

Omicidio Varani, Prato muore suicida in cella: si può provare pietà per un carnefice?

Una vita umana è una vita umana. Gli ultimi saranno i primi. Perdona gli altri come perdoneresti te stesso. Sono considerazioni etiche mai troppo ripetute e ricordate. Sono il fondamento della nostra civiltà. Il diritto occidentale ha rifiutato ogni forma di vendetta nei confronti di chiunque, anche del criminale, proprio perché la sua struttura, come direbbe Marx, è fondata sui valori cristiani, sul perdono mediante la rieducazione e, in ultima analisi, su tutto quel complesso di valori che vogliono rappresentare il nostro Stato di diritto. Per questo colpisce la coscienza la tragica morte per suicidio in carcere di Marco Prato, accusato assieme a Manuel Foffo (già condannato) delle torture e dell’omicidio di Luca Varani, un ragazzo di ventitré anni, vittima di un sadismo senza senso.

La morale comune, fatta di marketing giudiziario ed etico, chiede sdegno per il gesto omicidiario, pietà per Luca, pene esemplari per Marco. E poi oggi implora la stessa pietà, ieri chiesta per Luca, per Marco, presunto omicida ed ora suicida. Sentimenti opposti nei confronti della stessa persona umana. Un flipper mentale al quale partecipa allegramente la deriva pop della giustizia, incapace di produrre notizie utili a formare l’opinione pubblica, ma utile esclusivamente per creare pura vertigine adrenalinica. Come detto altre volte, la vertigine più contagiosa e stimolante è quella della confusione tra bene e male. E nella vicenda di questi ragazzi, assorbiti dal crimine, dal processo e dalla morte altrui e propria, questo sballo tragico raggiunge vette tra le più gustose; è la rappresentazione fisica e plastica di quello che Mazzarella chiama il “Male necessario”.

Un male che non è più altro rispetto alla coscienza umana e che rappresenta un fattore decisivo del cervello umano di oggi e dunque un aggancio spontaneo e di sopravvivenza da parte dei nostri neuroni. Con questa formazione deviata della coscienza collettiva vive il lato pop e vertiginoso della giustizia, una sorta di vaso di Pandora all’interno del quale pescare il torbido che alimenta luciferinamente proprio quel male necessario di cui ha bisogno il nostro cervello per trovare una delle sue fonti di approvvigionamento dopaminico (le dopamine sono quelle sostanze che regolano gli stati emozionali). L’essere umano del nostro nuovo millennio non si accorge che invoca senza costrutto leggi sempre nuove e vuota moralità come fosse uno spot elettorale da appendere sui tabelloni elettorali di un tempo; l’essere umano di oggi passa le giornate sbraitando il mantra del “non rubare” o del “non uccidere”, senza avvedersi che così proposto rappresenta solamente un marketing vuoto di principi e pieno solamente di forma estetica sempre più rutilante.

Il bene e il male che si intendono falsamente di mettere a confronto sono invece trasformati in prodotti da banco del mercato ultracapitalista del modello all you can eat (anche dei valori stessi). Così facendo, non esiste più la dialettica bene-male ma solo vertigine del male, anche quando è ammantato di bene. In questo senso non c’è distinzione, sia che si tratti del politico corrotto, sia che si tratti del povero ragazzo passato da carnefice a vittima di questo neo-modello etico e sociale. Omicidio e suicidio, pietà e sdegno. Il Male necessario del nostro tempo; la vertigine che ha sostituito i valori e i disvalori nella loro naturale e formativa dialettica.