Mafie

Strage del Rapido 904, i giudici di Firenze riaprono l’istruttoria in appello: Totò Riina segue udienza in barella

La corte ha deciso di riaprire l’istruttoria sentendo sei testimoni tra boss di Cosa Nostra e pentiti di mafia. L'unico imputato è Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, accusato di essere il mandante, il determinatore e l’istigatore dell’attentato che costò la vita a 16 passeggeri e dove rimasero ferite 267 persone

Dovevano decidere se emettere direttamente la sentenza. E invece la corte d’Assise d’appello di Firenze ha deciso di riaprire l’istruttoria dibattimentale del processo per la strage del Rapido 904, il treno colpito da un’esplosione il 23 dicembre 1984. La decisione è giunta dopo quasi tre ore di camera di consiglio cominciata alle 10 e 58. La corte ha deciso di riaprire l’istruttoria sentendo sei testimoni tra boss di Cosa Nostra e pentiti di mafia. L’unico imputato è Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, accusato di essere il mandante, il determinatore e l’istigatore dell’attentato che costò la vita a 16 passeggeri e dove rimasero ferite 267 persone.

Il giudice Salvatore Giardina ha quindi deciso che il 4 settembre saranno sentiti come testimoni Giovanni Brusca, Francesco Paolo Anzelmo, e Baldassarre Di Maggio. Il 5 settembre la corte ascolterà Calogero Gangi, Giuseppe Marchese e Leonardo Messina. Il 6 settembre interverranno le parti, mentre la sentenza è attesa per la settimana successiva.  Per la strage del Natale 1984 sono stati già condannati in concorso, in via definitiva, i boss Giuseppe Calò, Guido Cercola, Franco Di Agostino e l’artificiere Friedrich Schaudinn. Le indagini che hanno portato al processo di Riina furono riaperte sette anni fa. Secondo la procura di Firenze la strage terroristica del 23 dicembre 1984, con una bomba fatta scoppiare alle ore 19.08 all’interno della grande galleria dell’Appenino tosco-emiliano a San Benedetto Val di Sambro, sarebbe stata commessa “al fine di agevolare od occultare” l’attività di Cosa Nostra per mantenere e assicurare “l’impunità degli affiliati e garantendo la sopravvivenza della stessa organizzazione”.

La corte ha accolto la richiesta di riaprire l’istruttoria dibattimentale come sollecitato dalla difesa di Riina, rappresentata dall’avvocato Luca Cianferoni. La Procura generale si era opposta con una memoria alla riapertura dell’istruttoria. Riina, che in primo grado era stato assolto, ha seguito l’udienza in barella dal carcere di Parma. “Le sue condizioni sono stabilmente gravi,  abbiamo chiesto la detenzione domiciliare ospedaliera con un provvedimento dei giudici, come si deve in questa fase finale della sua vita e come ha riconosciuto la Cassazione”, ha detto l’avvocato Cianferoni, sottolineando che  Riina “ha diritto a morire dignitosamente“. Sulla questione è previsto che il tribunale di sorveglianza di Bologna decida il 7 luglio dopo le valutazioni espresse dalla Cassazione il 5 giugno scorso.