Il titolo di una giornata di studi sulle slavine del Gran Sasso provoca la reazione indignata dei parenti delle vittime della tragedia di Farindola. L'università abruzzese cancella l'evento e parte lo scaricabarile delle istituzioni
A cinque mesi dalla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano causando 29 morti, a Teramo decidono di organizzare una giornata di studi per presentare una ricerca sul fenomeno delle slavine nell’area del Gran Sasso. E come chiamano il convegno in programma il 22 giugno all’Università? “Dalla grande calamità una valanga di opportunità”, come si legge sulla locandina di presentazione in cui compaiono i loghi degli enti patrocinanti. Ovvero: Accademia italiana di Scienze Forestali – Firenze; Istituto Zooprofilattico G.Caporale di Teramo; Regione Abruzzo; Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare Carabinieri; Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga; Fondazione Gran Sasso; Università degli Studi di Teramo. Un titolo evidentemente inappropriato, che ha creato polemiche a non finire fino a quando il rettore dell’università di Teramo, Luciano D’Amico, ha deciso di intervenire, annullando l’evento. “Lo spirito dell’iniziativa era opposto a quello desumibile dalla infelice titolazione” si legge sul sito dell’università. “In ogni caso – continua la nota – il Rettore, alla luce dell’incolpevole equivoco che vede coinvolta suo malgrado l’Università di Teramo, si scusa per quanto accaduto”. Non solo. “Nella assoluta certezza che gli organizzatori del convegno mai avrebbero voluto mancare di doveroso rispetto alle vittime dei recenti eventi calamitosi – ha scritto ancora l’ateneo abruzzese – consapevole che il titolo erroneamente assegnato all’iniziativa lascia spazio a equivoci irriguardosi, il Rettore, su richiesta dei responsabili dell’iniziativa, ha disposto l’annullamento della giornata di studi, giornata sin dall’inizio finalizzata esclusivamente – è spiegato – alla presentazione di una ricerca sul fenomeno valanghe nell’intera area del Gran Sasso attraverso la mappatura degli eventi verificatisi lo scorso inverno”. Quel titolo, insomma, è stato una gaffe, come è spiegato dalla conclusione del comunicato dell’Università di Teramo: “Lo spirito dell’iniziativa era, per questo motivo, opposto a quello desumibile dalla infelice titolazione, essendo orientato a evitare il ripetersi di eventi calamitosi attraverso una migliore conoscenza del contesto in cui questi possono verificarsi”.
“Non siamo noi gli organizzatori del convegno – ha detto invece il presidente della Federazione regionale degli Ordini dei dottori Agronomi e dottori Forestali d’Abruzzo, Mario Di Pardo – abbiamo fatto solo divulgazione ai nostri iscritti attraverso il nostro sito, su richiesta del Gruppo Carabinieri Forestale di Teramo, e non ho difficoltà a dire che abbiamo ricevuto alcune email, di privati cittadini ma anche di iscritti, in cui è stata espressa perplessità sul titolo dell’iniziativa”. E perché allora non intervenire per tempo in modo da cambiare il titolo contestato? Nessuno lo dice. Anzi. “Sul titolo preferisco non esprimermi personalmente. Qualsiasi decisione o posizione la prendiamo sempre insieme, con i presidenti degli ordini provinciali – ha aggiunto Di Pardo – Posso dire che per il giorno successivo, venerdì 23 giugno, a Palazzo Silone di L’Aquila, come Federazione regionale abbiamo promosso un seminario sulle proposte per un approccio interdisciplinare e interistituzionale sul tema ‘Rischio ambientale e prevenzione valanghe: una responsabilità pubblica e privatà. Ci siamo stupiti quindi dell’iniziativa promossa per il giorno prima, quasi a cavallo della nostra che ha, comunque, un taglio completamente diverso: a noi – ha concluso – interessa mettere intorno ad un tavolo enti e persone con differenti competenze e responsabilità, per arrivare con spirito costruttivo ad un’idea, una proposta da seguire affinché non si ripetano più fatti come quelli di Rigopiano“.
Ricapitolando: università coinvolta suo malgrado (con logo in locandina e campus come luogo del convegno), governatore annoverato a sua insaputa tra i partecipanti, agronomi e dottori forestali incolpevoli. Ma chi ha organizzato la manifestazione? Difficile stabilirne la paternità. Tanti, come detto, i loghi che compaiono nella fascia superiore al titolo contestato, così come le personalità annunciate al convegno. Alcuni esempi: il vicepresidente dell’Accademia di scienze forestali, Raffaello Giannini, il comandante del Gruppo Carabinieri Forestale Teramo, Gualberto Mancini, l’assessore regionale all’Agricoltura, Dino Pepe. Non sono mancate, ovviamente, le reazioni politiche alla topica. “L’unica opportunità che si è persa è quella di tacere – ha detto Sara Marcozzi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle – Dopo la tragedia di Rigopiano, le vittime, i milioni di euro di danni alle imprese, le inefficienze della Regione, la carenza di mezzi di soccorso che ci hanno portato a donare una turbina spalaneve alla Protezione Civile Abruzzese – ha proseguito Marcozzi – leggere il vergognoso titolo di questo convegno fa rabbrividire“. “Credo sia davvero qualcosa di pessimo gusto e l’espressione di una macabra umanità. Lo scorso gennaio, infatti, a molte persone quella valanga non ha dato opportunità, bensì ha portato via per sempre l’affetto dei propri cari” ha invece commentato il deputato abruzzese di Forza Italia Fabrizio Di Stefano.