La Corte d’Assise d’Appello di Milano dovrà riqualificare l’accusa di omicidio, escludendo la volontarietà e il dolo, e riqualificare la pena per il medico, già condannato in via definitiva a 15 anni e mezzo di carcere per truffa e per una ottantina di casi di lesioni nel primo filone processuale
Quelli della clinica degli orrori non erano omicidi dolosi. Almeno secondo i giudici della Corte di Cassazione, che hanno annullato la condanna all’ergastolo per Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano. Per i supremi giudici la morte dei 4 anziani portati in sala operatoria per “interventi inutili” non rappresenta omicidio doloso. La Corte d’Assise d’Appello di Milano dovrà quindi riqualificare l’accusa di omicidio, escludendo la volontarietà e il dolo, e riqualificare la pena per Brega Massone.
Ad essere annullato è il verdetto emesso il 21 dicembre del 2015 in appello. Il medico prima della decisione dei giudici aveva rilasciato dichiarazioni spontanee per ribadire la sua innocenza. “Non ero un serial killer, – aveva detto – la mia priorità è sempre stata quella di dare ai pazienti la sicurezza. Vi chiedo accoratamente di valutare la mia persona per quello che è sulla base degli atti del processo non per come è stata descritta. Da quando sono in carcere ho avuto come unica preoccupazione la mia famiglia quello che a me interessa è la salute di mia figlia e di mia moglie“. Poi aveva raccontato di aver perso 16 chili da quando è detenuto in cella “a causa anche della situazione carceraria che mi ha minato”. E aveva affermato di aver “sempre agito in scienza e coscienza”.
Il 9 aprile 2014 Brega Massone – a cui sono già stati inflitti in via definitiva 15 anni e mezzo di carcere per truffa e per una ottantina di casi di lesioni nel primo filone processuale – era stato condannato al carcere a vita con isolamento diurno per 3 anni. Per i giudici di primo grado l’ex primario uccise Giuseppina Vailati, 82 anni, Maria Luisa Scocchetti, 65 anni, Gustavo Dalto, 89 anni, e Antonio Schiavo, 85 anni. Tutti anziani portati, secondo l’accusa, “sul tavolo operatorio” senza alcuna giustificazione clinica per interventi “inutili” effettuati al solo fine di “monetizzare” i rimborsi del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata. Col risultato che, secondo i pm, quelle operazioni li hanno uccisi.
Dalto, spiegarono i pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella nel processo di primo grado, quando finì sotto i ferri era già “uno scheletro, pesava 52 kg per 1,76 metri di altezza”. A Scocchetti venne fatta una resezione ai polmoni, “venduta” a suo figlio come un ”piccolo intervento”, e la donna, che era già gravemente malata, morì per “insufficienza respiratoria”. Vailati, quando venne operata da Brega Massone, “pesava 40 kg”, mentre gli esiti degli accertamenti tumorali per Schiavo arrivarono dopo che l’uomo era già stato operato ed era morto.