In linea con la richiesta del pubblico ministero Giorgio Falcone, se la cava con 16 anni e 10 mesi la tabaccaia Manuela Cacco, che nella notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016 partecipò a una strampalata messinscena, indossando la giacca a vento della vittima, per simulare che attorno a mezzanotte Isabella stava passeggiando in piazza Insurrezione nel centro di Padova. Ma a quell'ora la donna era già morta
Niente ergastolo per il terzetto diabolico, colpevole dell’omicido premeditato di Isabella Noventa, un’impiegata di 55 anni, abitante ad Albignasego alle porte di Padova, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Trent’anni di carcere sono stati inflitti a Freddy Sorgato, il suo amante, probabilmente l’autore materiale del delitto, avvenuto a Noventa Padovana. Stessa pena per la sorella Debora Sorgato, che lo avrebbe aiutato a sbarazzarsi della donna e che anzi sarebbe stata indicata dalla terza imputata come la vera esecutrice. In linea con la richiesta del pubblico ministero Giorgio Falcone, se la cava con 16 anni e 10 mesi la tabaccaia Manuela Cacco, che nella notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016 partecipò a una strampalata messinscena, indossando la giacca a vento della vittima, per simulare che attorno a mezzanotte Isabella stava passeggiando in piazza Insurrezione nel centro di Padova. Ma a quell’ora la donna era già morta.
La sentenza è stata emessa dal giudice dell’udienza preliminare Tecla Cesaro. Freddy Sorgato non è stato creduto quando si è assunto ogni responsabilità dell’omicidio, sostenendo però che la morte era avvenuta al culmine di un gioco erotico. Non ha mai indicato il luogo dove ha sepolto o ha gettato il cadavere. Non ha mai fornito una ricostruzione plausibile di quella serata, quando andò a mangiare l’ultima pizza con Isabella prima della sua scomparsa. Non ha convinto neppure la versione di Debora, che ha detto di essere estranea alla morte di Isabella, visto si trovava a casa propria al momento del decesso. La Cacco, tabaccaia a Camponogara, è stata premiata perchè è l’unica che ha confessato, dicendo che era stata Debora a uccidere, con una mazzetta, mentre Isabella era nella cucina della villetta di Freddy. Poi la donna era stata strangolata. Il corpo era stato infilato in un sacchetto dell’immondizia, gettato nel fiume o chissà dove dai due fratelli che si erano allontanati dall’abitazione di Freddy in auto. Questa parte della ricostruzione era stata confermata dalle registrazioni di alcune telecamere piazzate lungo le strade. Aveva ammesso di aver partecipato solo alla comparsata per le strade di Padova, ripresa da una telecamera, che però l’aveva tradita perchè indossava le proprie scarpe e non quelle di Isabella.
Su questo processo pesa anche la morte del poliziotto esperto subacqueo, Rosario Sanarico, avvenuta durante le operazioni di ricerca del corpo. “L’ho gettato nel Brenta” aveva detto Freddy e subito era scattata una inutile ricerca, nel corso della quale era avvenuto l’incidente. In una requisitoria durata tre udienze, il pm Falcone aveva ricostruito la dinamica del terzetto. Debora odiava Isabella perché faceva soffrire il fratello, inoltre temeva che la donna potesse mettere mano al patrimonio di famiglia. Freddy era ossessionato dall’amante, anche se i loro rapporti si erano intiepiditi negli ultimi tempi e lui non disdegnava rapporti con altre donne. Manuela Cacco, infine, detestava Isabella, sua rivale in amore. Da questa miscela era nata la decisione di eliminare l’impiegata. L’avvocato Roberto Morachiello aveva, invece, chiesto l’assoluzione di Debora: “Non aveva nessun movente per uccidere Isabella, è stata coinvolta all’ultimo momento. Le dichiarazioni di Manuela Cacco non hanno nessuna verità”. Gli avvocati Massimo Malipiero e Giuseppe Pavan avevano chiesto l’assoluzione di Freddy per non aver commesso il fatto, in subordine la derubricazione in omicidio colposo e non premeditato. L’avvocato Alessandro Menegazzo, infine, aveva sostenuto l’innocenza della Cacco, che sarebbe stata all’oscuro del progetto di sopprimere Isabella. Tutti faranno appello. Si aspettavano l’ergastolo i familiari di Isabella Noventa, assistiti dall’avvocato Mario Balduin, anche perché non hanno mai ritrovato il corpo e non hanno potuto dargli sepoltura.