di Enzo Marzo
Dopo 67 numeri del quindicinale “criticaliberalepuntoit” ritengo che l’impresa debba svilupparsi e rendere ancora più chiari i suoi intendimenti.
Finora è stata una pubblicazione di sinistra liberale aperta al contributo e alle analisi di quanti si ritrovano all’interno di un’area che per comodità definiamo “azionista”. Teniamo fermo che il disegno pannunziano di affiancare all’interno del “Mondo” sia l’esperienza crociana sia l’insegnamento salveminiano dal punto di vista di cultura politica si realizzò compiutamente, anche se, al contrario, il frutto politico militante di quella congiunzione non è mai maturato se non nella felicissima parentesi del primo centrosinistra. Ma, si sa, le molteplici anime liberali, liberalsocialiste, socialiste liberali, democratico-repubblicane nel Novecento sono state presto eliminate dalla ferocia fascista o sfacciatamente relegate in un cono d’ombra perché considerate pericolosamente concorrenziali dagli stalinisti togliattiani e dai loro epigoni, che hanno sempre osservato la regola ferrea di fare accordi (anche vergognosi) con gli avversari e di liquidare brutalmente chi di fatto attentasse alle loro posizioni egemoniche competendo nella stessa area di sinistra. Onestamente non è da sottovalutare neppure la tendenza frazionistica e narcisista di tutti i politici che in qualche modo hanno rappresentato il nostro spazio nelle varie epoche. Nonché la predisposizione ipercritica a “distinguere” anche in modo ossessivo che è tipica della nostra cultura. L’irrilevanza è il risultato che è nel nostro presente.
Proprio per superare questo accanito frazionismo “Critica liberale” vuole dare il buon esempio e intende accentuare la sua propensione ad “allargare” e mai a “restringere”. Così, in un momento che consideriamo drammatico, forse tragico, del nostro paese, diamo inizio a una nuova fase modificando addirittura il nome della nostra testata più legata alla attualità e alla politica (ovviamente la rivista trimestrale “critica liberale” dedicata alle ricerche e agli approfondimenti saggistici continuerà, e speriamo di arricchirla sempre di più).
“nonmollare. Quindicinale post azionista”, cercherà di conservare molte delle peculiarità precedenti (pubblicazione “battagliera” di cultura politica, linguaggio semplice e non accademico, massima libertà di espressione, apertura alla collaborazione di tutti).
Ormai il dibattito politico risente della stagione che noi chiamiamo “anni cialtroni”, dove la degenerazione del nostro paese è accompagnata e causata dal degrado del dibattito pubblico e del ceto politico, dall’informazione in generale e soprattutto televisiva tornata nelle mani di una sola persona (nel silenzio generale), dalla conduzione del potere in mano a una onagrocrazia (gestione di asini selvaggi) dove è impossibile stabilire se è maggiore l’ignoranza o la demagogia. Lottare contro tutto questo forse sarà vano, ma necessario. Senza pensare troppo ai risultati.
Abbiamo chiamato “non mollare” questa testata perché anche in noi molto forte è la tentazione di mollare ora che anche gli oppositori della casta autoreferenziale hanno tutti i difetti dei loro avversari. Non si sa a chi rivolgersi. Eppure lo spazio politico per una sinistra né destrorsa né nostalgicamente massimalista c’è, ed è amplissimo, come c’è sempre anche quando sembra che la massa si sia “appecoronata”. Oggi in Italia esiste una resistenza tacita, che si esprime nell’astensione, che non è indifferenza bensì è disgusto per l’offerta del mercato politico. L’origine di tutto questo sta, è ovvio, nel berlusconismo della seconda repubblica e nell’inciucismo che sta nel dna dei post comunisti, da D’Alema a Napolitano. Quanti danni hanno fatto al paese. Occorre che il paese torni a riflettere, a scoprire i nessi storici, a giudicare severamente. Noi, come l’antico “non mollare”, inciteremo alla disobbedienza nei confronti del nuovo mainstream di massa.