Il giochino di Vespa era chiaro: prendiamo un sosia di Dudù, tanto i cani sono tutti uguali e chi se ne frega, lo mettiamo in braccio al Caro Leader (ormai in pieno trip animalista) e il gioco è fatto. Il problema è che di Dudù ce n'è uno e la sua controfigura televisiva non è sembrata molto propensa a farsi coccolare da Berlusconi
Le zampette si agitavano nell’aere cercando una salvezza lontana. Gli occhi sgranati e fissi nel vuoto, come a chiedere aiuto per uscire da una situazione di frustrante impotenza. Il povero barboncino bianco che ieri sera Bruno Vespa ha messo tra le mani di Silvio Berlusconi a Porta a Porta non è altro che una involontaria rappresentazione simbolica di come si sono sentiti milioni di italiani negli ultimi 23 anni di impegno berlusconiano in politica.
Il giochino di Vespa era chiaro: prendiamo un sosia di Dudù, tanto i cani sono tutti uguali e chi se ne frega, lo mettiamo in braccio al Caro Leader (ormai in pieno trip animalista) e il gioco è fatto. Il problema è che di Dudù ce n’è uno e la sua controfigura televisiva non è sembrata molto propensa a farsi coccolare da Berlusconi: “Non mi conosce – ha provato a giustificarsi il fu Cavaliere – ma mi bastano tre minuti per farmi conoscere e poi vedrà che staremo bene insieme!”. E intanto, mentre il Noè di Arcore provava a spiegare così la scarsa chimica con il candido canide, il batuffolo di pelo continuava a dimenarsi, ignorando persino un biscottino, tanta era l’angoscia di trovarsi tra le mani di un signore sconosciuto dalla bizzarra attaccatura dei capelli.
Purtroppo non conosciamo il nome dell’eroe a quattro zampe, che ha resistito e combattuto molto più del Fini del “Che fai, mi cacci?”, di Veronica Lario, di Angelino Alfano. E ha vinto, perché Vespa e il maggiordomo di Porta a Porta sono stati costretti a chiudere in fretta e furia il siparietto, salvando il cane dall’abbraccio berlusconiano, con il leader di Forza Italia rimasto con un biscottino in mano, triste rappresentazione plastica del “mai una gioia”, così distante dall’immagine vincente che di Berlusconi abbiamo avuto per anni.
I tempi cambiano e non tutti i barboncini sono uguali. Qualcuno ti ama e adora farsi coccolare da te, qualcun altro non vede l’ora di scappare e agita le zampette come uno scarafaggio a pancia in su. Rappresentazione simbolica dell’italico popolo nell’epoca berlusconiana, dicevamo, ma anche promemoria per il futuro prossimo, visto che i sondaggi parlano chiaro: Berlusconi e il centrodestra, dopo mesi e mesi di crisi nera, si stanno riprendendo alla grande e potrebbero persino vincere le prossime elezioni. Per citare il poeta Tiziano: “E ricordiamoglielo al mondo chi eravamo e che potremmo ritornare”.
Stavolta, però, cerchiamo di fare come l’eroico barboncino di Porta a Porta. Non lo prendiamo, quel benedetto biscottino. Lanciamo sguardi di puro terrore. Cerchiamo un appiglio per non cadere di nuovo nella trappola. Altrimenti torneremo a essere Dudù.