La rete italiana è un colabrodo: la città peggiore è Potenza davanti a Palermo e Campobasso, la migliore è Milano. Secondo Utilitalia servirebbero investimenti da almeno 5 miliardi all'anno per la manutenzione
Molte Regioni d’Italia sono in emergenza siccità, ma il paradosso è che la rete degli acquedotti è un colabrodo quasi ovunque. Viene perso circa il 40 per cento di acqua e le perdite maggiori si hanno al Sud. Il 68,8 per cento a Potenza, il 54,6 a Palermo. I dati sono dell’Istat, vecchi di poche settimane fa, mentre un rapporto di Utilitalia si concentra sugli investimenti: ci vorrebbero 5 miliardi all’anno per la manutenzione della rete.
Per quanto riguarda le perdite negli acquedotti, secondo l’Istat, dopo Potenza ci sono Campobasso (67,9 per cento di perdite), Cagliari (59,3), Palermo (54,6) e Bari (52,3). Il capoluogo di Regione più virtuoso è Milano, con solo il 16,7 per cento di perdite. Seguono Aosta (24,5), Bolzano (26,5), Genova (27,4) e Torino (27,9). L’Istat ha evidenziato come ogni italiano consuma mediamente 245 litri di acqua potabile al giorno. Ogni famiglia spende mensilmente 13 euro per la fornitura d’acqua e 10 euro per l’acquisto di acqua minerale.
Secondo un rapporto Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente) del maggio 2016 servirebbero investimenti di almeno 5 miliardi all’anno per una rigenerazione, riparazione e manutenzione della rete e per opere ormai necessarie. La media di investimento, ha osservato Utilitalia, è di 34 euro per abitante all’anno, contro una media europea che viaggia tra gli 80 e i 130 euro. Investimenti che però si abbassano quando a gestire le aree sono direttamente gli enti locali, con la media che scende a 12 euro.
Infine, per Utilitalia, il 95,6 per cento della popolazione è collegata ad acquedotti, il 78,5 per cento è collegata a un depuratore (ma oltre il 30 per cento, specie al Sud, ha problemi sotto questo aspetto), il 7 per cento non è collegata al servizio di depurazione; per quanto riguarda i livelli di continuità del servizio, sono circa il 9% le famiglie che dichiarano di subire irregolarità nell’erogazione. “Una situazione gravissima che necessiterebbe un recovery plan“.