I banchieri sono accusati di aver ostacolato il lavoro delle autorità di vigilanza e di aver influenzato illecitamente le decisioni dell’assemblea degli azionisti dell'ex popolare lombarda. Verso l'archiviazione il filone dello yacht venduto a Pesenti
La procura di Bergamo ha chiesto il rinvio a giudizio di 30 persone per l’inchiesta che ha coinvolto i vertici di Ubi dal 2009 al 2015. Fra loro ci sono i banchieri Giovanni Bazoli, Victor Massiah ed Emilio Zanetti accusati di aver ostacolato il lavoro delle autorità di vigilanza e di aver influenzato illecitamente le decisioni dell’assemblea. Secondo i magistrati, l’obiettivo era gestire l’istituto, determinando le nomine, attraverso un’intesa nascosta a Consob e a Bankitalia. Secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, il filone dell’inchiesta con l’ipotesi di reato di truffa a proposito dell’acquisto e poi la vendita di uno yacht da parte di Ubi Leasing a Giampiero Pesenti, è stato invece stralciato in previsione di una futura eventuale richiesta di archiviazione nei confronti di Pesenti e di altri otto indagati.
Nella richiesta di rinvio a giudizio, i pm descrivono il ruolo delle due anime di Ubi: quella bresciana, legata a Banca Lombarda, e quella bergamasca, riferita a Bpu, i due istituti che, fondendosi, dettero vita a Ubi. Secondo l’accusa, in Ubi c’era una “cabina di regia” che decideva le nomine degli organi dell’istituto e delle sue partecipate e che riusciva a influenzare “con atti simulati o fraudolenti” l’orientamento dell’assemblea, utilizzando la rete di Ubi Banca per raccogliere deleghe. Fra gli altri, ne facevano parte Bazoli e la figlia Francesca, in qualità di leader dell’associazione che riunisce i soci storici bresciani (la Ablp), e Zanetti, alla guida dell’associazione fra i soci storici bergamaschi (Amici di Ubi Banca).
Secondo la ricostruzione dell’accusa, inoltre, “di fatto” dal 2012 Bazoli “ha continuato a mantenere la presidenza del gruppo bancario Banca Intesa-San Paolo oltre che l’amministrazione e gestione di fatto all’interno del Gruppo Ubi Banca, imprese tra loro in concorrenza, così ostacolando le funzioni di vigilanza attribuite alla Consob, alla Banca d’Italia e anche all’autorità della concorrenza e del mercato”. Fra gli altri indagati figurano il presidente e il vicepresidente del consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio e Mario Cera, l’ex presidente del comitato di gestione, Franco Polotti, il vicepresidente del Cdg, Flavio Pizzini. Il rinvio a giudizio dei vertici della banca, ha commentato il presidente dell’associazione Azionisti Ubi, Giorgio Jannone, “riconosce in toto le nostre ragioni, dopo anni di encomiabile lavoro della magistratura e della finanza”.
Solo pochi giorni fa, la Corte di appello di Brescia ha annullato il provvedimento con cui, nel settembre del 2015, la Consob aveva multato, per complessivi 895mila euro, diversi consiglieri ed ex consiglieri di sorveglianza di Ubi Banca, tra cui Bazoli e Moltrasio, accusandoli di aver omesso informazioni sostanziali relative alla composizione del comitato nomine e degli organi sociali di Ubi.