Il 30 giugno parlerò di omogenitorialità a un convegno internazionale dal titolo “Legami antichi e diritti di nuovo mondo“. Sono stata invitata nella sessione inaugurale a Trieste (Salone di rappresentanza della Regione), cui segue quella di Roma (6 giugno, Villa Lubin), dove al mio posto parlerà la bravissima Chiara Saraceno, Honorary fellow del Collegio Carlo Alberto di Torino, e aprirà il tavolo dei lavori la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maria Elena Boschi. I patrocini, Ambasciata argentina e Presidenza del Consiglio dei ministri parlano chiaro sugli intenti delle due giornate: un dialogo di diritto comparato con un Paese che ha fatto scuola in quanto a tutela dei diritti delle persone omosessuali.
“Abbiamo scelto come termine di paragone la legislazione Argentina – spiega Maria Antonia Pili, l’avvocata che per prima, in Italia, nel 2014, vinse la causa contro lo Stato che permise a una madre di adottare il figlio biologico della compagna – in considerazione del suo avanzato livello su questi temi, nonché della recentissima entrata in vigore del nuovo Codice civile, che nel libro secondo raggruppa i diritti delle famiglie, delle persone e dei minori”.
La Pili, presidente dell’Associazione italiana avvocati per la famiglia (Aiaf) che raggruppa oltre duemila professionisti specializzati in materia, ha organizzato questo convegno insieme alla sezione italiana dell’Associazione europea Groupement européen des magistrats pour la médiation (G.e.m.me), composta da magistrati, avvocati e mediatori con lo scopo di diffondere la cultura della mediazione e del superamento delle discriminazioni, “per svegliare il legislatore italiano, ancora ben lungi da formulare un unico corpus per i diritti delle persone omosessuali, tanto che la recente legge che disciplina le unioni civili, pur riconoscendo ai partner omosessuali diritti grossomodo coincidenti con quelli dei coniugi, ha evitato espressamente di estendere agli omosessuali l’istituto matrimoniale e il riconoscimento dei legami tra i genitori e i figli nati da tali unioni, con conseguente necessità di intervento da parte delle Corti di merito e della Suprema Corte di Cassazione, investite di domande provenienti da persone che vogliono vedere riconosciuto per legge il legame genitoriale di fatto – costituitosi all’estero – tra il genitore sociale e il minore, figlio biologico o genetico dell’altro partner”.
Due legislazioni a confronto, dunque, nella speranza di imparare dall’Argentina come trasformare virtuosamente le vite delle persone omosessuali, nel pieno rispetto della nostra bellissima Costituzione. Coordinati da Maria Antonia Pili, a Trieste parleranno personaggi che hanno lasciato un segno, in Argentina e in Italia, su questi temi: dalla prof. Maria Josè Lubertino, docente di Diritti umani e Diritto costituzionale all’Università di Buenos Aires, a Melita Cavallo, presidente emerita del Tribunale per i minorenni di Roma e autrice di ben sei sentenze che hanno portato tante famiglie omogenitoriali italiane a vedere riconosciuti i loro diritti e quelli dei loro figli. Ma anche Marilisa D’Amico, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università statale di Milano, e io: attraverso la lettura di alcuni commenti ai miei post su questo blog, analizzerò lo stato dell’arte di come si pone una certa classe italiana al riguardo di famiglie omogenitoriali, e valuterò, insieme agli altri esperti, l’impatto che la legge Cirinnà, recentemente approvata, sta producendo nella nostra società.
A Roma, oltre alla Boschi e alla Saraceno, interverrà anche Salvatore Patti, professore ordinario di Diritto privato Università La Sapienza e Monica Velletti, presidente di G.E.M.Me Italia. L’iniziativa non va sottovalutata perché lo scopo è rilevante e il metodo è laico (non saranno presenti le associazioni di persone e famiglie omosessuali): si cercherà di stimolare, attraverso un confronto con un Paese lontano ma vicino per cultura e tradizione e con un’esperienza giurisprudenziale ormai consolidata, un organico intervento legislativo, in modo da cominciare a creare una coerenza planetaria su temi che riguardano circa il 10% della popolazione mondiale.