Lara Bombonati si era convertita all'Islam insieme al marito, originario di Trapani, ed insieme erano partiti per raggiungere le zone controllate dall'Isis, dove faceva la staffetta per dare assistenza logistica e consegnare documenti falsi
Nata Lara a Milano, poi diventata Khadija, radicalizzata jihadista e pronta a partire per la Siria. La notte del 22 giugno Lara Bombonati è stata prelevata dalla casa di famiglia a Tortona, in provincia di Alessandria, su richiesta della procura distrettuale di Torino, che da tempo la teneva d’occhio, e trasferita nel carcere le Vallette, con l’accusa di terrorismo internazionale. Secondo gli inquirenti infatti Lara sarebbe inserita nel gruppo Hayat Tahrir al-Sham, “Organizzazione per la liberazione del Levante”, contattata dalle sorelle musulmane via Skype.
La ragazza era partita per la Turchia qualche anno fa insieme al marito, Francesco Cascio, originario di Trapani. Entrambi convertiti all’Islam, avevano detto ai familiari di andare a studiare il Corano. Proprio la famiglia Bombonati, allarmata dalla deriva estremista della ragazza, ne aveva denunciato la scomparsa. A gennaio era stata fermata al confine con la Siria, in una zona controllata dal Califfato, dove Lara-Khadija si occupava di dare assistenza logistica, sanitaria e psicologica ai combattenti. E spesso, secondo gli inquirenti, faceva da staffetta fra Siria e Turchia per consegnare o acquisire documenti.
Trovata con documenti falsi, la ragazza era stata arrestata e poi espulsa. Era stata segnalata alle autorità italiane, che da quel momento l’hanno tenuta sotto osservazione, ricostruendo i suoi contatti con alcuni soggetti marocchini. Le indagini hanno accertato che comunicava solo attraverso chat sicure, ma è stata tradita da una telefonata in cui, non sapendo di essere intercettata, Lara aveva detto che il marito “era morto da martire”, forse in battaglia. A determinare l’arresto, la convinzione che Lara stesse progettando un nuovo viaggio in Siria, dopo un tentativo fallito sei mesi fa.
Le indagini, portate avanti dalla questura di Alessandria sotto la direzione della procura di Torino,coordinata dal procuratore capo Armando Spataro e dal sostituto Antonio Rinaudo. dovranno ora stabilire eventuali contatti con altre cellule jihadiste in Italia, e se la donna portava avanti forme di propaganda e reclutamento su Internet. Una storia che ricorda molto quella di Maria Giulia Sergio, la prima foreign fighter italiana, che dal milanese era partita per la Siria con il nome di Fatima, per combattere nelle fila del Califfato insieme al marito.