Qualche tempo fa ho scritto qui su come i social media (parlavo specificamente di Twitter e Facebook) avevano di fatto aiutato (involtariamente) Trump a vincere le elezioni. Potete leggere l’analisi qui. Il caso di Alessandro Gassmann mi spinge a scrivere ancora del tema social media.
Il signor Gassmann, fatto oggetto di scherno, ha fatto un grave errore (chiariamoci non è l’unico): non ha compreso che il mondo è cambiato. Come riporta il Giornale si è scontrato con la Giorgina Nazionale sul tema migranti e alla fine ha perso. Tanto ha perso che si è auto-esiliato da Twitter. Credo che l’attore non abbia bene in mente cosa sia lo Ius soli ma, cosa ancora più grave, temo che non sappia proprio come funzionano i social.
Il mondo dei social è, per definizione, non filtrato. Intendiamoci non sono certo a favore di fake news. Non supporto nessun tipo di razzismo o altre azioni fatte da anonimi meschini giusto per trollare su e giù. Sui social si scatenano le peggiori idiozie (e idioti) e quando sono fronteggiati faccia a faccia come, la signora Belen ha fatto in un video di recente, gli “haters” si ammosciano e diventano agnellini.
Il problema qui non è che gli attacchi al signor Gassmann sono arrivati per colpa del suo aspetto fisico o il suo lavoro da attore (non si occupa solo di pubblicizzare scatolette di tonno), ma per la sua posizione definita “radical chic” su Ius soli e migranti.
Come “faccia” dell’Unhcr (l’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati) Gassmann avrebbe dovuto sapere che non basta un sorriso e un paio di affermazioni. Invero forse l’errore in questo caso è stato proprio dell’Unhcr. Io ho scritto e scrivo di migranti. Se devo valutare uno scenario complesso come lo Ius soli non mi fermo a leggere un paio di giornali ma cerco di comprendere come leggi simili siano applicate in altre nazioni, le loro possibili ricadute sulla società ed economia. In merito al signor Gassman l’Unhcr mi spiega via mail che “i testimonial e Ambasciatori di Buona Volontà dell’Unhcr anche se impegnati in prima linea sul tema dei rifugiati e richiedenti asilo e nel rispetto dei valori delle Nazioni Unite, hanno ovviamente il diritto di esprimere la loro opinione personale su temi che non rientrano nel mandato dell’Unhcr, quale lo Ius soli”.
Intendiamoci non voglio dare ragione alla signora Meloni, ma indubbiamente un politico è più abituato al confronto e quindi, in un contesto come i social dove lo “scontro” si consuma in pochi minuti, la preparazione sul tema e delle posizioni strutturate sono l’Abc per poter confrontarsi.
Le uscite di Gassmann che vengono riportate dai media (stile “ti piacciono i pomodori, le fragole etc.) denotano dal mio punto di vista scarsa conoscenza dell’argomento, una preparazione minima: in uno scontro diretto e veloce, l’attore tenta malamente di risolvere la faccenda scadendo in battute di pessimo gusto a mio avviso piuttosto offensive nei confronti dei rifugiati (tra l’altro mi sembra anche mischiando rifugiati e migranti come concetti, cosa ancora più grave dato che Unhcr si occupa solo di rifugiati).
All’estero Unhcr ha scelto, tra gli altri, Angelina Jolie. Diciamo che un paragone con la scelta italiana di Gassmann è quantomeno inopportuno. Jolie ha adottato bambini da nazioni in sofferenza, ha girato un film sul tema aiuti umanitari (devo ammetterlo anche piuttosto ben fatto) e di recente un secondo film su Netflix. Insomma si può dire che il suo Committment (impegno) per la causa che segue è manifesto. Gassmann? Il suo docufilm è ben fatto ma la percezione è che Gassmann stia recitando.
Chi esce vincitore e chi vinto da questo siparietto italiano? Gassmann ci ha perso la faccia, la signora Meloni si porta a casa la vittoria discutibile contro un attore (non un suo pari, quindi come dire “vinco facile”), l’Unhcr incassa una pessima figura (magari la prossima volta scegliere qualcuno un poco preparato, oltre che “famoso”) e i rifugiati divengono ancora una volta vittime inconsapevoli strumentalizzate.
@enricoverga