Il grande vantaggio rispetto a metodi esistenti è che lo screening di sequenze, essendo al computer, non costa praticamente niente. "I prossimi passi consisteranno nel fare test sui topi, e se funzionano passeremo ai trial clinici. In parallelo, stiamo sviluppando questi anticorpi come strumenti di diagnostica" spiega all'Ansa il professore Michele Vendruscolo
Dopo aver tracciato nel cervello quella che può essere considerata la “firma genetica” dell’Alzheimer lo scienziato italiano Michele Vendruscolo, professore di Chimica all’università di Cambridge, ha diretto uno studio, pubblicato su Science Advances, in cui si descrive un metodo nuovo per produrre rapidamente e in modo low cost anticorpi specifici contro la proteina tossica che resta la principale indiziata nel morbo di Alzheimer, il peptide beta-amiloide. In pratica gli esperti costruiscono al computer centinaia di migliaia di candidati anticorpi, ‘modellandoli’ virtualmente sulla sequenza della beta-amiloide (anticorpi che hanno come bersaglio punti diversi del peptide stesso), e poi fanno produrre una selezione dei migliori anticorpi a ‘fabbriche di batteri geneticamente modificati’.
“Siccome in questo modo possiamo produrre gli anticorpi in modo molto più rapido ed economico dei metodi esistenti – spiega Vendruscolo all’Ansa – e possiamo caratterizzarne le proprietà in modo più accurato, abbiamo una probabilità molto maggiore di trovare anticorpi efficaci contro l’Alzheimer“. Il più ampio filone di ricerca verso la cura di questa malattia punta proprio sull’uso di anticorpi per ripulire il cervello da aggregati tossici di beta-amiloide. Di qui l’idea di velocizzare la sintesi di nuovi anticorpi.
“Possiamo disegnare al computer un nuovo anticorpo in pochi minuti – spiega. Poi la loro produzione in laboratorio richiede una o due settimane. Una volta che abbiamo disegnato la sequenza al computer”, si sviluppa un gene che codifica per quell’anticorpo e si inserisce il gene nel Dna di un batterio che poi produce la proteina come in una fabbrica vivente. Il grande vantaggio rispetto a metodi esistenti è che lo screening di sequenze, essendo virtuale (al computer), non costa praticamente niente. “Finora abbiamo prodotto cinque anticorpi, ognuno disegnato per legare una regione diversa della beta-amiloide – conclude. I prossimi passi consisteranno nel fare test sui topi, e se funzionano passeremo ai trial clinici. In parallelo, stiamo sviluppando questi anticorpi come strumenti di diagnostica“.
Le origini dell’Alzheimer sono ancora in gran parte ignote e per questo gli scienziati proseguono senza sosta la ricerca. La più comune e dolorosa forma di demenza. Stando alle statistiche dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) relative al 2016, la malattia colpisce nel mondo quasi 48 milioni di persone, oltre 600mila solo in Italia. E il numero dei pazienti, in seguito all’invecchiamento della popolazione, è destinato ad aumentare. In base alle previsioni degli esperti dell’Adi, l’Alzheimer’s disease international, nel 2015 sono stati oltre 9,9 milioni i nuovi casi di demenza nel mondo, uno ogni 3,2 secondi. E, per l’Oms, nel 2050 il loro numero potrebbe superare i 130 milioni.