“Zagrebelsky niente?”. E’ la formula scelta da Laura Cesaretti, cronista de Il Giornale per commentare su Twitter la morte di Stefano Rodotà. Per lei, che sul proprio profilo specifica “voto Sì contro l’eterno ritorno della palude italiana”, le posizioni del giurista morto ieri a Roma in merito al referendum del 4 dicembre risultano indigeribili a tal punto da domandare in via retorica se la medesima sorte non sia toccata anche al presidente emerito della Corte Costituzionale, anch’egli reo di essersi schierato contro la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi. Parole che sono valse alla giornalista decine di tweet di riprovazione.
Zagrebelsky niente?
— laura cesaretti (@lauracesaretti1) 23 giugno 2017
Il cui tono va dall’offesa personale alla critica argomentata. “Sei sempre in tempo per cancellare questa schifezza”, è il consiglio del giornalista Federico Mello, mentre @GiuseppeDelllanna scrive che “Ad una affermazione simile, qualsiasi risposta scurrile sarebbe troppo gentile. Voglio sperare si stia vergognando già…”. Se Emanuela petrucci sottolinea “L’imbarbatimento culturale di un certo giornalismo spazzatura. Complimenti”, Francesca domanda “Chissà come ci si sente a sapere che, a differenza di Rodotà e Zagrebelsky, dopo la morte si verrà ricordate solo per un tweet infame”.
Chissà come ci si sente a sapere che, a differenza di Rodotà e Zagrebelsky, dopo la morte si verrà ricordate solo per un tweet infame.
— Francesca (@francebutera) 23 giugno 2017
“Non crede di doversi scusare? – domanda Adriano Gizzi – Ah, mi raccomando: non prenda a pretesto alcune reazioni violente per deviare l’attenzione: il problema resta!”. “Volevo scrivere che questo tweet è di pessimo gusto – commenta invece Nick Panattoni – poi ho visto un orda di cani rabbiosi e senza nome e ora non so cosa fa + schifo”.
Volevo scrivere che questo tweet è di pessimo gusto poi ho visto un orda di cani rabbiosi e senza nome e ora non so cosa fa + schifo.
— nick panattoni (@nickpan21) 23 giugno 2017