Caro Manlio Milani e cari amici,
crudamente coinvolti negli eventi relativi alla strage del 1974. Vi devo confessare che mi sono sentito offeso, a nome e per conto anche dei nostri cari amici morti, e ho provato un senso di profondo stupore per le diffuse reazioni di soddisfazione genericamente sbocciate per la “condanna” dei cosiddetti “veri autori” della strage. Invece di denunciare l’ennesima vergogna di una indagine conclusiva rimandata per quasi mezzo secolo, cos’abbiamo fatto?
Dopo innumerevoli processi farsa, dopo che sono andati distrutti tutti i documenti relativi ai mandanti di origine sia italiana che straniera, improvvisamente esplode la miserabile cartuccia dell’identificazione, con conseguente condanna all’ergastolo dei veri colpevoli ormai sessantenni. Ma amici cari, si tratta solo di due poveri esecutori, probabilmente ignari della reale portata delle loro azioni. I mandanti sono lontani, irraggiungibili, ben protetti dai loro privilegi.
Cari amici, all’indomani della strage ho realizzato a Brescia quello che Berlinguer nel 1975 ha definito “il solo documento filmato onesto sulla strage di innocenti avvenuta a Brescia”. Probabilmente sottolineando che sono stato il solo a documentare oltre un milione di fischi quando l’altoparlante ha annunciato che il presidente della Repubblica signor Giovanni Leone stava entrando nella piazza.
Vi comunico che ho deciso di mettere su youtube, a disposizione di tutti quelli che frequentano una presentazione del film che ho intitolato appunto Brescia 1974 – Strage di innocenti. Tra questi innocenti c’erano anche Alberto Trebeschi e Clem, la sua compagna, ai quali sono legato da un affetto che neppure la loro tragica morte è riuscita a spezzare. Non basterà il tempo a cancellare le macchie del loro sangue dal volto storico di questo malandato Paese.
Occorrerà che un’indagine davvero onesta riesca a descrivere l’identikit dei veri mandanti, tingendo così di criminalità qualsiasi forma di potere complice del silenzio su questi 50 anni di sciagurate deviazioni dalla verità. Vi abbraccio tutti, cari amici, nella certezza di sentirci ancora più uniti da un sentimento di vergogna di fronte a questa ennesima prova di falsa democrazia che tenta di offrire con quasi mezzo secolo di ritardo una sentenza comunque parziale, comunque patetica, comunque assolutoria nei confronti di chi, a colpi di stragi, ha cercato di rendere vani gli straordinari, anzi i formidabili dieci anni di lotte dal 1968 al 1978.