Sarà la luce gialla obliqua che rende Baku bellissima, ma dà un gran fastidio persino dal televisore e rende indistinguibili le macchine. Sarà la pista stretta come un vicolo di una medina, ma in Formula 1 per un giorno succede veramente di tutto. Tra incidenti, penalità, sospensioni e sorpassi (sì, sorpassi!), la vittoria di Daniel Ricciardo in Azerbaijan coincide con una delle gare più belle delle ultime stagioni. Baku sembra un miscuglio di Montecarlo, Fez e Mosca: rettilinei enormi, curve strettissime, muretti a vista contro cui prima o poi una toccatina ci scappa. Per questo la safety car entra in pista tre volte prima di arrivare al 22° giro, quando i commissari sono costretti a esporre bandiera rossa perché venga ripulita la pista. Nel frattempo la coppia al comando Hamilton-Vettel litiga sulla distanza di sicurezza. Il ferrarista sbatte sulla coda dell’inglese. E che fa? Se la prende manco fosse al semaforo, accelera, affianca e tira una sportellata al rivale. Fortuna che ai box c’è il tempo di incerottare le macchine.
Quando la gara riprende, alle 16,15, ne comincia un’altra: Hamilton conduce mentre dietro di lui c’è battaglia. Si avvia a vincere con Vettel a due secondi, ma qualcosa nell’abitacolo comincia a tremolare e impennarsi: è il paratesta obbligatorio rimovibile che ha deciso di rimuoversi da solo. L’inglese gesticola, guida nei rettilinei con una mano sola. Finché, tra le smorfie e gli improperi dei meccanici è costretto a rientrare e sostituire il pezzo. E’ il primo colpo di scena: Vettel ne approfitta e va in testa. Ma la soddisfazione dura il tempo di rendersene conto: penalità di dieci secondi da scontare ai box per la lite precedente. E vabbè, ma checc..
Quando il tedesco rientra in pista, magra consolazione, si ritrova proprio davanti a Hamilton. Settimo e ottavo, poi sesto e settimo, infine 4° e 5° fino all’arrivo, i due conducono alla pari una ventina di giri, ripetendo gli stessi sorpassi e gli stessi inutili giri veloci che serviranno pure alle statistiche ma non bastano al ferrarista per arrivare a prendere Bottas. Già, i finlandesi. Per loro, nonostante il sole basso sembra una giornata no. Già alla prima curva i due si toccano. La fiancata della Ferrari ha la peggio. Per Raikkonen una giornata da dimenticare due volte: sta per ritirarsi quando scatta la bandiera rossa. I tecnici Ferrari fanno il miracolo e lo rimettono in pista: ultimo e doppiato ma almeno c’è. Ma a due giri dalla fine il mesto finale: dentro ai box, stavolta è ritiro vero. Va meglio, molto meglio, al connazionale della Mercedes. Portato nel terzetto di testa dal combinato disposto dei guai Vettel-Hamilton, il finlandese regala il guizzo dell’ultimo metro quando, in pieno rettilineo finale, va a prendersi il 18enne Lance Stroll sotto la bandiera a scacchi. Alla fine a separarli ci sono 5 millesimi di secondo. Neanche il tempo di fare gestacci. Cui peraltro il canadese, al primo podio in carriera, non ha alcuna intenzione di ricorrere.
Alla fine, a conti fatti, per la Formula 1 e per la Ferrari è una giornata decente. Vettel racimola due punticini su Hamilton, la vittoria di Ricciardo riporta le Red Bull tra le scuderie che contano. E soprattutto per un giorno niente riposino sul divano, ma emozioni e botte da orbi tra i vicoli della vecchia città azera.