L’Italia, però, non è solo un Paese chiave per il traffico internazionale di stupefacenti. È soprattutto un Paese membro dell’Unione Europea: una caratteristica che fa gola alle piovre extracomunitarie. “L’allargamento dei confini dell’Unione Europea – mettono nero su bianco gli investigatori –  ed il conseguente abbattimento delle barriere doganali hanno contribuito ad accrescere gli appetiti delle organizzazioni criminali sia straniere che italiane per i traffici illeciti lungo gli snodi dell’Europa orientale”. Ad approfittarne sono i Vory v Zakone, i ladri nella legge, e cioè i capi dei capi della Organizacija: in altre parole, la mafia russa. Già protagonista di alcune imponenti infiltrazioni nell’economia spagnola – come svelato nel secondo numero di Fq Millennium –  adesso i boss di Mosca puntano al Belpaese.

L’allargamento dei confini dell’Ue ha accresciuto gli appetiti delle mafie”

“Tale scenario – annota la Dna  – ha rappresentato per le organizzazioni criminali russe un’occasione per espandere le proprie attività criminali lungo due direttrici interconnesse fra di loro: da una parte le attività illegali, quali il traffico di stupefacenti e di armi, il contrabbando di tabacchi, la tratta di esseri umani, i reati predatori; dall’altra le infiltrazioni nelle attività imprenditoriali legali, attraverso il riciclaggio degli ingenti profitti delittuosi anche in Italia, attraverso investimenti immobiliari, strutture commerciali e nei più famosi centri cittadini, a cominciare dalle località balneari”. I ladri nella legge, in pratica, stanno infiltrando l’economia italiana riciclando il proprio denaro.

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