Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo: "Noi abbiamo qualcosa che altri paesi non hanno, il Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, in cui forze di polizia e intelligence si ritrovano ogni giorno per scambiare le informazioni. E la nostra forza sta proprio nello scambio tempestivo delle informazioni: noi facciamo circolare tutto e non teniamo niente per noi, non soffriamo di gelosie"
L’Italia resta un paese “ad alto rischio attentati”. Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, lo dice durante L’intervista di Maria Latella su Sky Tg24 sottolineando però che ogni giorno viene svolta una “attività di prevenzione capillare” per ridurre al minimo i rischi. Quanto ai motivi per i quali l’Italia, finora, non sia ancora stata colpita, il magistrato ha indicato sostanzialmente due fattori: lo scambio di informazioni e l’esiguo numero di soggetti che potrebbero radicalizzarsi. “Noi – ha spiegato Roberti che fra quattro mesi andrà in pensione – abbiamo qualcosa che altri paesi non hanno, il Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, in cui forze di polizia e intelligence si ritrovano ogni giorno per scambiare le informazioni. E la nostra forza sta proprio nello scambio tempestivo delle informazioni: noi facciamo circolare tutto e non teniamo niente per noi, non soffriamo di gelosie“.
Per quanto riguarda invece la presenza di soggetti pericolosi e foreign fighters, come dimostra l’arresto di Lara Bombonati, Roberti ha sottolineato che “ci sono stati diversi casi, ma sono pochi anche perché i soggetti a rischio radicalizzazione in Italia sono numericamente molto inferiori a quelli che ci sono in altri paesi come ad esempio Germania, Francia, Belgio.
Infine, il procuratore nazionale ha definito una “sciocchezza assoluta” il fatto che l’Italia sia al riparo da possibili attentati grazie al controllo del territorio esercitato dalla criminalità organizzata in certi contesti. “Le mafie – ha spiegato – spesso si sono sempre avvalse della collaborazione del terrorismo, perché la presenza di quest’ultimo svia l’attenzione su di loro da parte dello Stato. Senza contare che a volte la criminalità organizzata ha fatto affari con il terrorismo, come dimostra quel che accade in Campania con la produzione di documenti falsi”.
Alla domanda se il boss Toto Riina morirà in carcere? Il procuratore ha risposto: “Assolutamente sì”. “Noi non perseguitiamo nessuno né abbiamo alcun spirito di vendetta. Noi rispettiamo la legge. Riina è in carcere sulla base di giudizi medici secondo i quali le condizioni consentono la detenzione. E fin quando non cambieranno, Riina rimarrà in carcere”