Il centrodestra unito, pur con qualche distinzione, vince. A cominciare da Verona e Gorizia. Ma la Lega Nord deve incassare la bruciante sconfitta di Padova, dove Massimo Bitonci, nientedimeno che presidente della Liga Veneta, subisce il “soccorso arancione” delle Civiche del professor Arturo Lorenzoni al candidato del Pd, Sergio Giordani. Il che dimostra che la sinistra unita se la può giocare anche in qualche realtà del Veneto. Il ballottaggio a Nordest consegna alcune lezioni esemplari alla politica nazionale, compresa una sperimentazione di accordo tra Partito Democratico e Forza Italia. Con qualche lezione agli amministratori locali che invece di guardare ai cittadini pensano alle alchimie politiche.
A Verona la partita era tutta interna al centrodestra, diviso tra Federico Sboarina – prodotto della desistenza ideologica di Lega e Forza Italia – e Patrizia Bisinella, compagna del sindaco uscente Flavio Tosi. I voti del centrosinistra non sono andati in maniera sufficiente alla candidata di Fare!, vista la forbice di 17 punti percentuali (58,1% al vincitore, 41,8% alla perdente). Ma hanno votato 34mila veronesi in meno rispetto al primo turno e c’è stato un diluvio di più di quattromila tra bianche e nulle (qualcuno ha scritto: “Ho fatto solo il mio dovere”). Il popolo di Renzi, che pure si era sbilanciato per la Bisinella, ha preferito non votare o non schierarsi.
Il centrodestra unito festeggia anche a Gorizia dove è diventato sindaco uno degli ultimi esponenti di Forza Italia, vista l’aria che tira a Nordest. Rodolfo Ziberna, con Lega, Fratelli d’Italia e altre liste, ha spadroneggiato con il 59,8 per cento, relegando l’ex direttore Rai di Trieste, Roberto Collini, a un modesto 40 per cento.
Ma a volte essere uniti non basta. A Padova vince in rimonta Giordani, che al primo turno aveva solo il 29,2 per cento, 11 punti esatti in meno del sindaco uscente Bitonci. Lega e Forza Italia avevano ingoiato rospi grandi quanto pantegane pur di ritrovarsi dopo la defenestrazione del sindaco, avvenuta a novembre con la complicità di due consiglieri azzurri. Separati in casa, non sono riusciti a far fruttare una convivenza di interesse. Anche perché non avevano fatto i conti con il vero vincitore morale di questa votazione.
Arturo Lorenzoni, vistosi negare dal Pd le primarie, era partito da zero, mettendo assieme due civiche di orientamento in senso lato di sinistra, animate dalla voglia di girar pagina in una città multietnica come è Padova rispetto al biennio di chiusura che ha contraddistinto la meteora Bitonci. Al primo turno Lorenzoni era arrivato a un imprevisto 22,8 per cento. Ma il giorno dopo, superando risentimenti o comprensibili “avete visto?” nei confronti del Pd, ha fatto un accordo. Che sembra basato più sulle idee e sui progetti che sulle poltrone, anche se adesso alcuni assessorati andranno alle Civiche. Soltanto grazie a loro Giordani, che era 11mila voti sotto Bitonci, è riuscito a sopravanzarlo di quasi 3.500. Gli è arrivata una dote di oltre 19mila consensi, quasi tutti dai 22 mila di Lorenzoni al primo turno.
A Padova l’area grande del centrosinistra dimostra di poter vincere, anche contro un partito che aveva negato le primarie. Ma forse è altrettanto vero che in questo caso si è coalizzato un fronte compatto anti-Bitonci, il sindaco che ha visto franare sotto i piedi una maggioranza apparentemente granitica.
Una lezioncina di rapporto con il territorio viene invece da Belluno dove si riconferma Jacopo Massaro, origini di centrosinistra e capacità di dialogare con la città. E così un frastornato Paolo Gamba è stato superato addirittura di 26 punti percentuali. Centrosinistra con il vento in poppa anche ad Abano Terme (Federico Barbierato, 53,2%), Mirano (Maria Rosa Pavanello, 62,8%; umiliato il consigliere regionale leghista Alberto Semenzato) e Mira (Marco Dori, 60,4%), dove è finita l’esperienza dei Cinquestelle, esclusi dal ballottaggio.
In questo Nordest variegato, si ripropone con successo la strana accoppiata politica di Jesolo: vincono (con Valerio Zoggia, 55,5%) Pd e Forza Italia, già protagonisti di una legislatura di governo. La Lega Nord è rimasta fuori dei giochi. Che siano prove di future alleanze nazionali è prematuro dirlo. Anche perché sulla spiaggia più grande del Nordest non si va tanto per il sottile. Prima dell’ideologia, conta il turismo.