Lui si chiama Joan: è figlio di Chiara e Laura, due ragazze di Perugia. È nato in Spagna sei mesi fa, ed ora è in attesa che qualcuno si pronunci sul suo destino. Al momento, il Comune di Perugia ha deciso di non trascrivere il suo atto di nascita per intero, non seguendo dunque la traccia già percorsa da altre amministrazioni comunali in Italia (a Roma come a Torino), dove bambini nati da coppie omosessuali sono stati iscritti alle anagrafi con l’indicazione di almeno uno dei due genitori.

Perugia si candida così a diventare la prima città della penisola a non aver rilasciato un atto di nascita ad un bambino nato da un coppia gay. L’amministrazione comunale del capoluogo umbro, con il sindaco Andrea Romizi (Forza Italia), resta ferma sulla sua decisione, arrivata lo scorso 30 maggio. Con le “mani legate” di fronte ad una “lacuna nella normativa vigente”. Perché Joan non è solo un bambino nato all’estero, “per il quale la trascrizione dell’atto di nascita invece è contemplata. La legislazione vigente”, dicono dalla giunta a Palazzo dei Priori, “non disciplina le trascrizioni riguardanti figli di genitori dello stesso sesso. A tale proposito è stato richiesto un parere alla prefettura e l’atto di diniego espresso dagli ufficiali di stato civile si è conformato al parere della giunta”.

Il tutto insomma si ridurrebbe a una “applicazione delle norme vigenti e alle funzioni dello stato civile, in forza della delega prefettizia. Il sindaco – spiegano dalla giunta – non ha potestà legislativa e rimane in attesa degli eventuali interventi del legislatore alla luce anche della recente pronuncia della Cassazione”. Come a dire: “Ci limitiamo ad applicare la legge, e non ci sostituiamo al legislatore che invece non si pronuncia, lasciando la patata bollente nelle mani del primo cittadino”. Per la giunta poi ogni caso va valutato a sé: nulla contano le sentenze già emesse dalla Suprema Corte perché riguardano altre vicende di altri bambini.

Il caso del piccolo Joan è tuttavia già arrivato in Parlamento, a seguito di una interrogazione al ministro Minniti formulata dai senatori dem Valeria Cardinali, Nadia Ginetti, Sergio Lo Giudice e Monica Cirinnà: al suo interno si trova tutta la legislazione prodotta in merito a figli di genitori dello stesso sesso, come la sentenza della Corte di Cassazione dello scorso settembre e della Corte d’Appello di Trento di febbraio, che si erano pronunciate a favore della trascrizione, escludendo la violazione del principio di ordine pubblico.

Neanche a dirlo, la bufera ha travolto Perugia: a pronunciarsi per prima è stata Omphalos, che insieme a Rete Lenford assiste le due giovani mamme, che a loro volta hanno dichiarato ricorreranno in Tribunale: “Ci chiediamo con che coraggio l’amministrazione comunale abbia scelto di negare ad un bambino di sei mesi il diritto all’identità – dichiara Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos –. Questo atteggiamento, oltre che essere fuori dal tempo, è fortemente discriminatorio e crudele. Crudele perché a farne le spese è un bambino la cui unica “colpa” è quella di avere due mamme che lo hanno tanto desiderato e che lo amano. I tribunali di molte città e persino la Cassazione si sono già espressi più volte ordinando ai comuni reticenti di procedere alla trascrizione, ma il Comune di Perugia ha ignorato tutte le sentenze e ha rifiutato la trascrizione per motivi di ordine pubblico. Motivazione al limite del ridicolo. Al Comune evidentemente piace spendere denaro pubblico in ricorsi persi in partenza e noi non ci tireremo certo indietro”. Dopo la vicenda, Omphalos ha chiesto un incontro a Romizi, che però è finito come lettera morta, spiegano dall’associazione. “Joan – continua Bucaioni – non ha i documenti per viaggiare e fare rientro in Italia, non può iscriversi ad un asilo. In Spagna esiste lo ius sanguinis: questo vuol dire che al momento questo bambino non ha cittadinanza”.

Accanto ad Omphalos, si sono schierati il Pd e il M5s perugini. “Il sindaco Romizi – ci dicono dal Partito Democratico – non è nuovo a questo tipo di vicende. Già lo scorso anno, prima del passaggio alle Unioni Civili, ha negato la trascrizione del matrimonio di una coppia di ragazzi omosessuali sposatisi a Londra. Ora Perugia si è rivelato come il Comune più reazionario d’Italia, negando la trascrizione al piccolo Joan e alle sue madri per ragioni di ordine pubblico”. Per il M5s, “il sindaco Romizi è ufficiale di stato civile e deve applicare la legge nel rispetto dei principi fondamentali della comunità internazionale, del supremo interesse del minore, senza spazio per posizioni ideologiche di sorta, né per incapacità e inadeguatezza. Il diniego della trascrizione dell’atto di nascita del bambino di 6 mesi “confinato” in Spagna è atto sbagliato sotto il profilo giuridico e altamente discriminatorio che impedisce al minore di esercitare i suoi diritti di cittadino italiano e di cittadinanza. Una situazione giuridica claudicante, che influisce anche sulla possibilità di “circolare liberamente nel territorio italiano e di essere rappresentato dal genitore nei rapporti con le istituzioni italiane, al pari degli altri bambini e anche di coloro che, nati all’estero, abbiano ottenuto il riconoscimento negato al piccolo istante. Peraltro, il diniego è arrivato molti mesi dopo la scadenza del termine di trenta giorni previsti per il procedimento”.

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