Andrà a processo Pietro Vittorelli, ex abate di Montecassino, in provincia di Frosinone, travolto dallo scandalo per aver prelevato circa 500mila euro dai conti del monastero benedettino. Lo ha deciso il gip del tribunale di Roma che ha condiviso l’impostazione dell’accusa, secondo cui l’uomo si sarebbe ‘appropriato indebitamente’ delle somme di denaro. Insieme al religioso, il giudice ha disposto il rinvio a giudizio anche il fratello, Massimo, con l’accusa di riciclaggio.
La vicenda risale al novembre 2015, quando la Guardia di Finanza sequestrò mezzo milione di euro di loro beni. Secondo la procura, l’ex abate Vittorelli, che durante il suo mandato aveva accesso illimitato ai conti dell’abbazia, aveva usato per scopi personali quel denaro, in realtà destinato a finalità di culto e a opere caritatevoli. Gli importi sottratti – sempre secondo l’accusa – sono stati riciclati in varie tranche attraverso passaggi su vari conti correnti gestiti dal fratello, intermediario finanziario, per poi tornare nella disponibilità del prelato.
Dall’inchiesta emerse la passione sfrenata del vescovo per la bella vita con viaggi all’estero con preferenza per il Brasile, cene in ristoranti di lusso, soggiorni da migliaia di euro a Londra e Milano. L’elenco delle spese come emerso dalle carte di credito dimostrò che in un mese riusciva a spendere oltre 34mila euro. Andava a Rio de Janeiro, nel Regno Unito. Per un soggiorno in un hotel di Londra aveva speso 7mila euro, 2mila al Principe di Savoia di Milano. E poi cene nella capitale inglese da 700 euro, nottate trascorse con ostriche e champagne anche per soddisfare i desideri dei suoi amici.
Pietro Vittorelli, 55 anni, ha rinunciato al governo dell’abbazia nel giugno del 2013 per motivi di salute. Era diventato abate nell’ottobre del 2007 e nel 2012 venne colpito da una grave crisi cardiaca che gli ha comportato una lunga degenza e terapia riabilitativa. Nato a Roma nel 1962, l’ex abate si laureò in medicina e subito dopo entrò come postulante nell’abbazia di Montecassino. Nel 2003 è stato membro del comitato provinciale di bioetica dell’azienda sanitaria locale di Frosinone e pochi mesi prima dello scandalo l’abate partecipò alla convention di Forza Italia a Fiuggi.