A 21 tra consiglieri ed ex consiglieri - compresi l'attuale presidente Marquis e il suo predecessore Rollandin - la magistratura contabile contesta il "danno per colpa grave" per i finanziamenti concessi alla struttura, il cui dissesto economico e i cui piani industriali "inattuabili" sarebbero stati a lungo contraffatti dagli amministratori, oggi indagati
Il più famoso è quello di “contare le carte”a Blackjack. Ma trucchi e matematica a parte, è nota la vecchia regola “Il banco vince sempre” che ha fatto la fortuna dei casinò di tutto il mondo. Non in Italia, dove le case da gioco pubbliche sono in perdita. Ora la Corte dei conti di Aosta contesta a 21 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali un danno erariale di oltre 140 milioni di euro per una serie di finanziamenti dati negli ultimi anni dalla Regione Valle d’Aosta al Casinò di Saint-Vincent. La richiesta per “danno per colpa grave” è la seconda per importo mai contestata nel nostro Paese ed è frutto, come emerge dalle indagini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza valdostana, di una vera e propria “emorragia di soldi pubblici”.
I finanzieri stanno notificando in queste ore gli inviti a dedurre ai consiglieri coinvolti, tra cui l’attuale presidente della Regione Valle D’Aosta, Pierluigi Marquis (Stella Alpina), a cui vengono contestati 4,4 milioni di euro, e il suo predecessore Augusto Rollandin (Union Valdôtaine), la cui contestazione individuale arriva a 17,2 milioni. L’inchiesta coordinata dal procuratore regionale della Corte dei conti, Roberto Rizzi, coinvolge anche l’attuale senatore Albert Lanièce (ex assessore regionale). Parallelamente la Procura locale ha iscritto nel registro degli indagati per falso in bilancio e truffa aggravata gli amministratori del Casinò Luca Frigerio e Lorenzo Sommo e i membri del collegio sindacale della società Casinò de la Vallè spa. Indagato invece per truffa aggravata l’ex assessore con delega alla casa da gioco, Ego Perron.
A conclusioni delle indagini sul complesso “Casino de la Vallée S.p.A. – Grand Hotel Billia” il Nucleo di polizia tributaria di Aosta ha quindi appurato come la casa da gioco sia stata inondata di milioni di euro di denaro pubblico, nonostante presentasse, scrivono i finanzieri, “palesi segnali di gravissima sofferenza, con indicatori di debolezza strutturale tali da compromettere irrimediabilmente l’attitudine alla autonoma sopravvivenza nell’immediato e che rendevano inverosimile ogni più benevola prospettiva di recupero nel futuro”.
Contattato da ilfattoquotidiano.it, il governatore Marquis risponde con un comunicato stampa in cui invece conferma che “la Casa da gioco di Saint-Vincent costituisce una risorsa per la Valle d’Aosta, e che la Regione ha intrapreso un percorso pluriennale volto ad affrontare un programma di rilancio, che in ultimo ha visto l’elaborazione e l’approvazione di un piano di ristrutturazione teso a ritrovare l’equilibrio finanziario e a ribadire il ruolo del Casinò nello sviluppo economico della Regione”.
In realtà il Casinò di Saint-Vincent aveva rischiato di chiudere i battenti già nel marzo scorso, dopo l’approvazione della riforma Madia. I decreti attuativi che avrebbero dovuto ridurre “da 8mila a mille” le società partecipate da enti pubblici prevedevano vari requisiti, tra cui un bilancio in attivo per almeno tre degli ultimi quattro anni. La versione definitiva però, frutto dell’accordo con i governatori, ha reso totalmente immuni ai criteri della razionalizzazione le società pubbliche che gestiscono i quattro casinò italiani: quelli di Venezia, Sanremo, Campione d’Italia e appunto di Saint-Vincent.
L’inchiesta contabile si è concentrata sui finanziamenti erogati dalla Regione al Casinò di Saint-Vincent, di sua proprietà, a partire dal 2012: soldi utilizzati per ristrutturare la casa da gioco e costruire l’annesso resort costato circa 100 milioni di euro. Secondo i finanzieri, “la società a totale partecipazione pubblica era da anni in crisi strutturale e in gravissima sofferenza finanziaria”, ed era “alimentata con denaro pubblico sulla base di piani di sviluppo consapevolmente inattendibili e bilanci falsificati da perdite di esercizio nascoste”. I finanziamenti multimilionari sono stati autorizzati con specifiche delibere da parte delle Giunte e dei Consigli regionali in carica nel luglio 2012 (50 milioni di euro), settembre 2013 (10 milioni), ottobre 2014 (60 milioni) e dicembre 2015 (20 milioni). In tutto fanno appunto 140 milioni di euro.
Agli amministratori della società e ai componenti del collegio sindacale la Procura contesta invece “ininterrotte condotte” penalmente rilevanti di falso in bilancio e truffa aggravata, che secondo la guardia di finanza “avrebbero indotto in errore la Regione e la società finanziaria regionale erogatrice del denaro, avendole coscientemente raggirate grazie alla presentazione di bilanci riportanti perdite di esercizio dissimulate, quindi falsi, e piani industriali di sviluppo conseguentemente irrealizzabili”. Il tutto per arrivare ad avere quei milioni di euro di finanziamenti poi effettivamente finiti nelle casse del casinò.