Sono rimasto senza parole dopo aver letto l’articolo di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera (23 giugno 2017) a proposito del bambino leucemico di Monza morto dopo aver contratto il morbillo. Come quando qualcosa di brutto ti viene sbattuto in faccia dalla persona dalla quale meno te lo aspetti. Oltre alla cosa brutta in sé c’è la delusione per il giornalista che stimi, che hai sempre letto con interesse e che “ti tradisce”.
Peraltro non appena sono stati chiariti i fatti, né Gramellini né tutto il Corriere della sera hanno sentito il bisogno di scusarsi e di chiarire. L’unico giornale che si è attenuto ai fatti è stato la Verità (Sarina Biraghi, 25 giugno 2017).
L’articolo di Gramellini è costruito integralmente su un pregiudizio: quello del fanatismo anti vax quale causa della morte di un bambino innocente. Gramellini parla addirittura di “condanna a morte” di “vittime del fanatismo”. Ma la cosa davvero odiosa, perché del tutto infondata, è l’accusa implicitamente rivolta ai genitori di essere “snaturati” o “contro-natura”, cioè di non essere genitori ma individui irresponsabili capaci financo di sacrificare i figli per le loro idee dissennate. Leggetevi l’articolo e ve ne renderete conto.
Ma a inzuppare il pane nel sensazionalismo strumentale (alla fine a sostegno del decreto vaccini), Gramellini non è solo ma è in buona compagnia: oltre a colui che ha diffuso in modo sconsiderato la fake news, cioè l’assessore alla Sanità Giulio Gallera, che per un po’ di visibilità ha dimenticato di riflettere prima di parlare, i più infoiati sono stati l’onorevole Federico Gelli, responsabile Sanità del Pd, e la ministra Beatrice Lorenzin, come c’era da aspettarselo.
Il primo ci ha invitati a farci un “esame di coscienza” esortandoci al “buon gusto” e a “tacere” (Quotidiano Sanità, 22 giugno 2017), la seconda invece si è dichiarata “vicina ai genitori e al loro immenso dolore” ma nello stesso tempo si è avventurata in una prognosi clinico-politica (evidentemente ha titoli tali da poterselo permettere) sostenendo testualmente che il bambino se non avesse contratto il morbillo “si sarebbe probabilmente salvato dalla leucemia” (QS, 22 giugno 2017).
Ma a parte le prognosi della Lorenzin, la cosa che lascia del tutto perplessi è che, a quanto risulta dal racconto del Corriere della sera (19 maggio 2017), la ministra fosse al corrente del caso e che presumibilmente sapesse che il bambino non era stato infettato dai fratellini non vaccinati. Ma se è così perché non si è precipitata a chiarire la realtà delle cose? Come può essere vicina al dolore dei genitori e nello stesso tempo non difenderli da una accusa così infamante?
Il piccolo, quindi, è stato infettato in ospedale, ma come è avvenuto? Nel web ho ritrovato un post, firmato da Annalia Martinelli, che sostiene di essere una persona informata dei fatti e racconta che il bambino è stato ricoverato in ospedale ad aprile e ha contratto il morbillo perché, non essendoci posti letto liberi adatti alla sua malattia, “lo hanno messo tra gli infettivi”. La signora Martinelli riferisce anche che il piccolo non si è preso solo il morbillo ma anche una polmonite con relativo versamento pleurico.
Non so se questa ricostruzione è vera ma se lo fosse non i genitori ma l’ospedale avrebbe esposto il bambino al contagio, il che farebbe rientrare la vicenda nell’ennesimo caso di “malasanità”. Hai voglia a parlare di “effetto gregge”!
Spero che si faccia luce su questa brutta storia, ma chi dovrebbe farlo? Il Ministero competente? L’Assessorato alla Sanità della Lombardia? L’istituto superiore di sanità? O la magistratura? O Gramellini, vale a dire la stampa libera in un paese libero? Con grande amarezza mi rendo conto solo ora che si è passato il segno e che per “obbligare ad obbligare” quindi per obbligare il Parlamento ad approvare il decreto sui vaccini si è disposti anche all’ignobile.
E tutta questa schifezza perché? Per un decreto? Ma perché?