“Gli uomini sono rosi dalla gelosia e usano WhatsApp e Tinder. It’s so sad! Spegnete i cellulari e invitate le donne a cena fuori. Gerard Depardieu le donne le seduceva a tavola, certo non in chat”. Parola di Lisa Hilton – l’autrice inglese ospite a Ragusa della VIII edizione del festival “A Tutto Volume” – che davanti a diverse centinaia di spettatori, domenica sera ha presentato in anteprima nazionale il suo nuovo romanzo, “Domina” (edito da Longanesi, pp. 416 euro 16,90).

Domina

Prezzo: 9.5€

Acquista su Amazon

Si tratta del seguito di “Maestra”, primo capitolo di una trilogia thriller con spiccate venature d’eros, già tradotta in 42 paesi (in Italia ha venduto più di 100mila copie) che prossimamente diventerà una ambiziosa serie-tv Amazon. “Eppure l’unico paese che mi ha censurata sono proprio gli Stati Uniti, dove è ammesso scrivere di decapitazioni, ma hanno preteso che riscrivessi quelle cinque pagine in cui parlavo del ciclo femminile”. Con buona pace della libertà d’espressione. Del resto Lisa non ripone alcuna fiducia in Trump e rilancia, “se la mia Judith incontrasse Donald in un vicolo buio risolverebbe la questione molto rapidamente e ci toglierebbe tutti dai guai”.

Un finale cruento, nel sangue, che strappa applausi e risate liberatorie. Poi tutto si ferma per cinque minuti perché nel cuore del centro storico di Ragusa Ibla transita la processione del Corpus Christi e tutti si voltano. E regna il silenzio. Lisa parla quattro lingue, studia il russo e ha un legame forte con l’Italia (“dopo la Brexit ho deciso di comprare casa nel Belpaese, sono una cittadina del mondo”), si è formata come esperta d’arte fra Oxford e Venezia. Negli anni scorsi ha scritto diverse biografie di reali, finché il suo editore le ha chiesto di scrivere sull’onda del successo delle 50 sfumature.

Biondissima, grandi occhi cerulei e un carattere determinato, Lisa Hilton ha incassato due rifiuti prima di trovare qualcuno disposto a credere in lei ma quando il suo primo libro è finalmente sbarcato in libreria è stato definito dai tabloid come il “romanzo di disillusione sentimentale”. Perché Judith “è inadatta all’amore – prosegue l’autrice – considera la seduzione come un’arma, usando il sesso e la ricerca del piacere senza sensi di colpa. Perché dovremmo aver timore di provare solo piacere?”. Ma Judith ha anche uno spiccato lato sociopatico, “tanto da uccidere un suo amante perché stava sempre su Instagram”. Una repulsione autobiografica visto che anche Lisa non ama i social e nel prossimo futuro sogna di mollare tutto: “Ho già pronto il post d’addio, odio dover mostrare la mia intimità”.

Se nel primo libro la sua protagonista aveva quasi conquistato il lieto fine, diventando ricca e indipendente – e seminando cinque cadaveri lungo la strada – in “Domina” perderà tutto rapidamente e incalzata da un ricco e spietato oligarca russo, “sarà costretta a chiedersi cosa conta davvero per essere felici”. Quesito arduo cui l’autrice, incalzata dal pubblico, risponde con un sorriso sfrontato, “non è mica Mangia Prega Ama, mi spiace”.

Abituati a personaggi stereotipati e bidimensionali, Judith ricorda Becky Sharp di Vanity Fair e in questo secondo libro – il terzo, “Ultima” è in fase di scrittura, ambientato in parte in Calabria – indaga sul lato oscuro della vita del Caravaggio, inserendo meno scene di sesso “ma – confida in un sussurro – sono decisamente più intense”. E a questo proposito sottolinea l’idiosincrasia della società letteraria: “Se Philip Roth scrive d’eros la critica lo osanna, ma se una donna osa scrivere di sesso, viene bollata come autrice erotica, immediatamente declassata a prodotto dozzinale”.

Dopo una intensa settimana per il lancio del libro in India fra photoshot glamour e presentazioni (il 6 luglio sarà a Polignano per Il Libro Possibile e l’11 luglio a Massenzio) infine rilancia: “Viviamo in un mondo fatto a misura d’uomo. È tempo che le donne prendano in mano il potere”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

E se il romanzo autobiografico “Educazione Siberiana” di Nicolai Lilin così autobiografico non fosse? Il racconto nel libro di Antonio Armano

next
Articolo Successivo

Quattro mezze cartelle, II – Piccole vite infelici

next