Sarà pure colpa dell’inchiesta Consip e delle liti interne come dice Matteo Renzi. Ma ora il segretario del Pd – dopo l’ennesima sconfitta alle amministrative – si ritrova contro quasi tutti i dirigenti del partito, storici e più recenti. Tutti, tranne i collaboratori più stretti, si potrebbe dire. Finché sono Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Nicola Zingaretti che chiedono che il Partito Democratico non resti isolato e allarghi il suo campo, si può capire. Ma il risultato delle Comunali fa alzare il dito anche al ministro Dario Franceschini, che da 4 anni sostiene Renzi dentro e fuori al partito: dalla vittoria al congresso del 2013 fino alla riconferma del maggio scorso passando per i tre anni di governo. Dopo il crac alle elezioni Franceschini pubblica una foto con il trend dei voti del Pd a Genova, Verona, Parma e L’Aquila dal 2012 a oggi e twitta: “Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo“. Per la prima volta, dunque, il fronte renziano non parla e non agisce come un sol’uomo, come accaduto finora, ma si spacca.
Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo. pic.twitter.com/AvgGsLRjFQ
— Dario Franceschini (@dariofrance) 27 giugno 2017
I renziani contro il ministro: “Come sempre fiuta il vento…”
Un’uscita che si è meritata il trattamento che i renziani riservano sempre a coloro che gli danno torto. Ernesto Carbone, quello del “Ciaone”, ex lettiano ora renziano di ferro, risponde sempre su Twitter: “Dario Franceschini come sempre fiuta il vento. Speriamo per lui che il suo naso sia quello di una volta”. Anna Ascani, altra ex lettiana diventata renziana di ferro, replica pubblicando una tabella che ricorda com’era messo il Pd nel 2009 quando cioè il segretario (di transizione dopo le dimissioni di Veltroni) era proprio Franceschini: “Ogni critica è utile, se costruttiva – scrive la parlamentare umbra – Il Pd di Franceschini però prese il 26 per cento. Senza il M5s. Sicuri che la strada giusta sia tornare lì?”. E’ meno aggressivo ma ha lo stesso destinatario il messaggio di Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria di Renzi: “Invito alla calma – dice da Montecitorio, dove lo cercano i cronisti – Il 10 avremo una direzione e lì discuteremo sulla situazione politica. Serve calma e responsabilità per il ruolo che il Partito ha nei confronti degli elettori. Ripeto serve calma e responsabilità rispetto a esasperazioni che non servono”.
Renzi: “No alla coalizione casa delle correnti”
Alla fine parla anche Matteo Renzi. Prima, da Milano, assicura: “Ci confronteremo con tutti” e “tireremo fuori un progetto serio dell’Italia”. Poi però attraverso facebook rivendica: “Noi abbiamo vinto le primarie con quasi due milioni di partecipanti” rivendica. “Ma se invece qualcuno vuole riportare le lancette al passato quando il centrosinistra era la casa delle correnti e dei leader tutti contro tutti, quelli che al mattino stavano in consiglio dei ministri e al pomeriggio in piazza a manifestare contro il Governo, noi non ci siamo”. E tira in mezzo gli iscritti al partito: “In queste ore registriamo ancora polemiche interne al Pd – continua – Non è una novità, ma mi dispiace molto. Soprattutto per gli iscritti, per i militanti, per gli amministratori che non meritano le polemiche del gruppo dirigente nazionale. Non intendo alimentare anche io questo dibattito autoreferenziale pieno di ‘Ci vuole la coalizione, ci vuole l’Unione Bis, ci vuole il caminetto tra correnti’. Perdonatemi, ma non è il mio campo di gioco”.
Ma ora ha contro anche Prodi e Veltroni
Ma Renzi sembra “circondato”. Dopo le ricostruzioni di molti giornali in cui l’ex premier criticava Prodi e la sua idea che le coalizioni larghe fossero la chiave per la vittoria, il Professore ha messo nero su bianco – in modo irrituale – una nota: “Se vuole, sposto un po’ più in là la mia tenda”. Ma non solo: prima di Franceschini aveva parlato anche Walter Veltroni, un altro “insospettabile”, perché è il primo segretario del Pd e ha appoggiato – sia pure a distanza – tutte le scelte politiche di Renzi fino a oggi: “A Renzi – dice il fondatore del Pd a Repubblica – ho sempre riconosciuto che la sua ispirazione di fondo somigliava a quella del Lingotto. Ma ora, e gliel’ho detto con sincerità, faccia a faccia, gli consiglio di cambiare passo, serve una nuova stagione“. Il segretario del Pd, aggiunge Veltroni, “resta una grande risorsa e non possiamo permetterci di aprire una fase di discussione sulla leadership, ma questo comporta che la leadership mostri la sua dimensione programmatica e che dimostri di aver capito che questa è la fase dell’inclusione”.
Zingaretti: “Partito isolato”. Orfini: “Si perde anche nel Lazio…”
Ma quello che dice Franceschini è aria pura per una parte del partito. “Il Pd è isolato, troppo fragile nel radicamento territoriale e ha scarsa capacità unitaria, come emerge in alcuni momenti in modo drammatico – dice il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – Ma il Pd è nato per unire, non per dividere: vogliamo aprire una nuova pagina in cui il tema unitario sia fondamentale. Si sono scimmiottate le patologie della storia dell’Ulivo ma così si rimuove il grande tema: è vero che il centrosinistra non vince sempre, ma il Pd da solo perde sicuramente. E’ ancora possibile recuperare”. L’unica risposta che trova Matteo Orfini è la modalità già usata con Andrea Orlando: si perde? Sì, soprattutto in Liguria. Si perde? Sì, “si perde anche nel Lazio, dove abbiamo perso dappertutto ed eravamo in coalizione”. “Se il problema è che si perdono i voti dei ceti popolari aggiunge il presidente del partito – non è che quei voti li recuperi parlando di centrosinistra, discutendo all’interno del ceto politico. Non si risolve così il problema, anzi lo si aggrava. A me sembra che questa discussione, fatta in questo modo, abbia l’unico effetto di logorare il Pd ma non favorisce l’avvento del marxismo bensì la vittoria degli avversari, come si è visto con la destra alle amministrative”.
Orlando: “A sinistra ci vuole il vinavil? Di sicuro niente ci unisce a B”
Ed è soprattutto Andrea Orlando a rilanciare la sua battaglia, che è stato l’elemento caratterizzante della sua campagna congressuale: “Forse per unire il centrosinistra ci vuole il vinavil – twitta – Ma niente può e potrà mai unirci a Berlusconi. È bene saperlo tutti”. Orlando dà la sua solidarietà a Franceschini: “Uno non può dire che il Pd è nato per unire e non per dividere e sentirsi rispondere, a parte Carbone a cui ho segnalato che c’è una legge sul cyberbullismo, ma dal coordinatore del partito Guerini ‘stai calmo’. Ma come ‘stai calmo’? Si dice al bar ‘stai calmino’. Lo vadano a dire nei Comuni in cui abbiamo perso 70 a 30 e vediamo…”.