Timbravano il cartellino, poi uscivano e si dedicavano a tutto tranne che al loro lavoro. Per questo motivo 50 dipendenti del Comune di Piacenza sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di falso e truffa. “C’era chi andava in palestra e chi andava a fare spesa” hanno detto Salvatore Cappelleri, capo della procura piacentina, e il sostituto Antonio Colonna, dopo il blitz durato un’intera mattinata negli uffici della sede comunale di Palazzo Mercanti. Le indagini, condotte da Polizia municipale e Guardia di finanza, riguardano anche alcuni casi di peculato: secondo chi indaga, qualcuno ha utilizzato mezzi di servizio per scopi non lavorativi. Dei cinquanta indagati, dieci sono a piede libero, gli altri sottoposti a misura cautelare: uno agli arresti domiciliari, gli altri 39 sono stati fotosegnalati in caserma e poi sottoposti all’obbligo di firma. Gli inquirenti hanno documentato tutto con filmati e pedinamenti, effettuati nel corso degli ultimi mesi.
Non è la prima operazione delle forze dell’ordine all’interno del Palazzo di città di Piacenza. Negli ultimi giorni, infatti, due dipendenti comunali dell’ufficio manutenzione erano stati arrestati, ma al momento non è dato sapere se la loro posizione è connessa all’operazione odierna. In mattinata è giunta nel palazzo comunale anche la neosindaca Patrizia Barbieri, primo cittadino di centrodestra eletta domenica scorsa dopo aver vinto il ballottaggio col sindaco uscente Paolo Dosi, anche lui presente durante l’operazione. “Le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti concordando le modalità con il Segretario generale e la dottoressa Laura Bossi, dirigente delle Risorse umane” si legge in un comunicato diffuso dall’amministrazione comunale dopo la notizia del blitz. Il Comune ha aggiunto anche che “non risponde al vero quanto apparso su alcuni organi di informazione, secondo i quali la Guardia di Finanza avrebbe perquisito alcuni uffici tra i quali quello del segretario generale e del Personale”.
“L’assenteismo sul lavoro è un fenomeno diffuso e non circoscritto solo agli uffici pubblici del sud Italia” ha scritto in una nota il Codacons, sottolineando che “è evidente come il fenomeno dei furbetti del cartellino sia incredibilmente diffuso, una pratica illecita divenuta oramai un malcostume, ma che produce danni immensi alla collettività. I dipendenti che si assentano dal lavoro per svolgere attività private – ha scritto il presidente Carlo Rienzi – oltre a commettere reati, producono un danno economico ai cittadini, perché non erogano servizi e percepiscono indebitamente gli stipendi. Per tale motivo – ha concluso l’associazione dei consumatori – chiediamo ora licenziamenti nei confronti dei responsabili di illeciti e l’avvio delle doverose azioni di recupero delle retribuzioni intascate dai lavoratori senza lavorare”.