Cronaca

Addio a Nando Broglio, il pompiere che per ore parlò ad Alfredino nel pozzo

E' morto il vigile del fuoco che in quei drammatici giorni del giugno 1981 aveva cercato per ore di consolare il bambino, mentre i colleghi lavoravano per cercare di salvargli la vita. In un'intervista all'Ansa nel 2001 aveva detto: "Gli dicevo le cose che avrei detto ai miei figli"

L’immagine di lui che con un megafono parla al piccolo Alfredino, intrappolato nel pozzo in cui sarebbe morto dopo una lunga agonia, è rimasta nell’immaginario collettivo. Trentasei anni dopo la tragedia di Vermicino, è morto a Roma Nando Broglio, il vigile del fuoco che per ore cercò di consolare il bambino, mentre i colleghi lavoravano per cercare di salvargli la vita. La notizia è stata diffusa proprio dal corpo dei pompieri con un tweet.

Il 10 giugno 1981, Alfredo Rampi, in vacanza con i genitori nella campagna alle porte di Roma, cadde in un pozzo. Per cercare di tiralo fuori si provò ogni strada – compreso scavare un tunnel parallelo al pozzo – mentre tutto attorno centinaia di persone seguivano le operazioni e l’Italia seguiva la vicenda in tv. A Vermicino andò anche Sandro Pertini: il presidente della Repubblica, commosso, parlò con Alfredino e con i vigili del fuoco che lavoravano senza sosta. Tre giorni e tre notti di tentativi tutti falliti, fino a che il piccolo, scivolato ancora più in basso, si spense.

Nando Broglio all’epoca aveva 43 anni. In un’intervista all’Ansa, nel 2001, raccontò quell’esperienza commuovendosi a distanza di vent’anni. “Non so come facevo, che cosa riuscivo a dirgli per consolarlo, forse pensavo a quello che avrei detto ai miei quattro figli, che erano poco più grandi di lui, quando avevano paura”. Al piccolo spaventato dal rumore degli scavi di un tunnel parallelo Nando disse che era Mazinga, il robot dei cartoni animati, che veniva a liberarlo. Gli disse che lo avrebbe portato a vedere la caserma e che lo avrebbe fatto salire sulla macchina dei vigili del fuoco. Insieme alla voce della mamma, quella di Nando era per Alfredino una presenza di conforto. “Ricordo che c’e stato un momento che mi era allontanato per un bisogno fisiologico e mi sono subito venuti a chiamare, perché Alfredino mi aveva cercato”, aveva raccontato ancora il soccorritore.

Quando il bambino precipitò ancora più in basso però fu più difficile parlare: la sua voce aveva cominciato ad arrivare  sempre più flebile: “Sicuramente le sue condizioni con l’ulteriore caduta erano peggiorate – il ricordo di Broglio – anche la nutrizione con la sonda non è stata più possibile. Il bambino, che pure aveva dimostrato di avere doti di resistenza superiori alla media, dopo tre giorni, stremato, probabilmente ha perso conoscenza. L’ascolto era difettoso: all’esterno arrivavano ormai solo dei flebili lamenti e l’ultima cosa che abbiamo sentito da lui è stata che aveva tanto freddo”.