Chiara Appendino è sotto inchiesta per gli incidenti del 3 giugno in piazza San Carlo. Anche lei è stata iscritta nel registro degli indagati dopo Maurizio Montagnese, presidente di Torino Turismo (ente turistico della città) e il funzionario di quest’ultimo Danilo Bessone, responsabile del servizio di prevenzione e protezione. L’ipotesi di reato formulata nei confronti della sindaca M5s è di lesioni. È il risultato delle querele presentate da alcune delle tantissime persone rimaste ferite durante la fuga e la calca di piazza San Carlo del 3 giugno scorso, quando quasi 30mila tifosi juventini si erano radunati per vedere la finale di Champions League: fuga e calca provocate da un falso allarme non ancora chiarito, ma capace di innescare reazioni di panico. E non è tutto: la procura della Corte dei conti ha aperto un fascicolo e monitora la situazione in attesa di capire se c’è anche un eventuale danno erariale. Ma andiamo con ordine.
La svolta nell’inchiesta è arrivata nella tarda serata di ieri. Da giorni si aspettava l’iscrizione nel registro degli indagati di personaggi importanti della città, quelli indicati da molti feriti nelle loro querele: la sindaca, il questore Angelo Sanna, il prefetto Renato Saccone o il presidente di Torino Turismo, che ha organizzato la proiezione della partita sul maxischermo. Il primo nome a spuntare è stato proprio quello di Montagnese, manager di Intesa Sanpaolo nominato alla guida dell’azienda locale di turismo da Piero Fassino e confermato da Appendino. Era stato convocato inizialmente come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta volta a capire l’organizzazione e la gestione della piazza, ma la presenza del suo nome nelle querele dei feriti e la seguente iscrizione nel fascicolo iscritto per lesioni gravi e gravissime e per l’omicidio colposo di Erika Pioletti, 38enne deceduta il 15 giugno, hanno portato alla sua iscrizione nel registro degli indagati e al mutamento del suo status in “testimone assistito”. Così lunedì sera i pm Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo lo hanno interrogato in questura in presenza del suo avvocato Fulvio Gianaria. Dopo di lui è stata la volta di Bessone, funzionario di Torino Turismo, anche lui indagato. Adesso è arrivata l’iscrizione della sindaca, che dovrebbe essere interrogata nei prossimi giorni: “Non abbiamo ricevuto alcun avviso di garanzia, né convocazioni in procura”, fanno sapere da Palazzo di Città.
Il procuratore Armando Spataro, invece, ha diffuso un comunicato stampa per sottolineare che “la Procura della Repubblica non ha disposto di propria iniziativa alcuna iscrizione nel registro degli indagati di persone aventi responsabilità istituzionali”. Il capo degli inquirenti torinesi specifica però che “nella ipotesi in cui pervengano all’Ufficio querele-denunce da parte di privati, l’iscrizione dei querelati nel predetto registro costituisce atto dovuto sia nel loro interesse che dei querelanti, anche perché determina l’inizio del decorso dei termini delle indagini preliminari. L’informazione di garanzia alle persone sottoposte ad indagini è peraltro atto dovuto solo nel caso in cui debba essere compiuto un atto al quale il difensore di tali persone ha diritto di assistere: allo stato non sono previsti interrogatori di persone che rivestono pubblici uffici (con connesse responsabilità istituzionali) o altri atti che richiedano la presenza di loro eventuali avvocati”. Come dire: l’indagine su Appendino è un atto dovuto viste le querele di alcuni dei feriti di piazza san Carlo e alla sindaca non è ancora arrivato un avviso di garanzia perché non è previsto alcun interrogatorio della stessa prima cittadina.
Il Comune aveva assegnato a Torino Turismo l’organizzazione dell’evento di piazza San Carlo il 31 maggio, pochi giorni prima della finale di Champions League, perché la sua struttura era la migliore per preparare la manifestazione in tempi rapidi. Sull’ente sarebbero ricadute responsabilità penali e civili. Una soluzione molto simile a quella adottata nel 2015 per la finale contro il Barcellona, anche se l’ex sindaco Fassino ha ricordato che il contesto internazionale, segnato da attacchi terroristici in luoghi pubblici, è molto diverso rispetto a quello di due anni fa e avrebbe richiesto maggiori misure di sicurezza.
Nel frattempo, mentre in alcuni studi legali si stanno preparando le richieste di risarcimento dei danni per i feriti, la procura della Corte dei conti ha aperto un procedimento. Se, come scritto da Repubblica venerdì, il Comune di Torino non avesse sottoscritto un’apposita polizza assicurativa per tutelarsi, potrebbe essere costretto a pagare di tasca propria gli eventuali indennizzi. In tal caso provocherebbe un danno erariale che la procura contabile andrà a contestare a politici e funzionari del Comune ritenuti responsabili dei fatti. Questa è, al momento, soltanto un’ipotesi.