Nicola Loiortile ha 48 anni ed è malato da nove. Dodici mesi fa ha iniziato a usare la cannabis terapeutica, ma procurarsela è una corsa a ostacoli. Tra medici prevenuti e lentezze burocratiche. Così è capitato che si rivolgesse agli spacciatori. Adesso lancia un appello al governatore della Regione Puglia: "Il sistema non funziona, dovrebbero permetterci di piantarla"
Dopo un anno di slalom e scorciatoie per battere la burocrazia, Nicola ha deciso scrivere al governatore Michele Emiliano. Perché solo grazie alla cannabis terapeutica riesce a trovare sollievo da dolori e spasmi della sclerosi multipla, che lo perseguitano dal 2008. Perché quella maledetta burocrazia e le “difficoltà di alcuni medici a comprendere i benefici” dell’erba costringono Nicola Loiortile, 48enne barese, a mesi di astinenza dall’unica terapia che lo aiuta davvero a stare meglio.
E dopo notti passate tra “incubi e paura”, a Nicola capita di sentire l’esigenza “di rivolgersi al mercato illegale“, acquistando un prodotto non controllato e che in alcuni casi lo ha fatto “stare peggio”. Compra la cannabis dagli spacciatori, insomma. Non è l’unico, racconta all’Ansa: “Come me ci sono tanti altri pazienti in Puglia, anche malati terminali e gli epilettici, obbligati a dover alimentare il mercato nero perché i passaggi della burocrazia ci costringono a stare mesi senza la cannabis. Per questo a volte ci capita di andare a cercarla altrove, sperando di poter stare finalmente meglio. Ma spesso capita di trovare cannabis di pessima qualità, che ci fa sentire molto male”.
“Non è un sistema che funziona – evidenzia – e dovrebbero permetterci di piantarla“. Invece, a chi vive la stessa condizione di Nicola resta solo “tanta rabbia” perché “potrei vivere meglio nonostante la mia malattia”. Da qui, la scelta di rompere il silenzio e lanciare un appello alle istituzioni, rivolgendosi direttamente al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, affinché intervenga “per porre rimedio a un meccanismo che sta condannando noi malati a una vita di sofferenze”.
Nicola spiega che dovrebbe “assumere ogni giorno, perché prescritto dal medico, un grammo di Bediol che mangio e due grammi di Bedrocan che inalo con il vaporizzatore”. Quando assumo la cannabis – dice – “ne sento subito i benefici: riesco a muovermi con più facilità, infatti avevo cominciato a usare una sola stampella. E poi mi torna il buon umore, la notte dormo bene e l’incontinenza scompare. Non è bello alla mia età dover mettere il pannolone”.
“Ma – aggiunge – se sto tre o quattro giorni senza terapia, ricomincia il mio calvario”. Nicola riferisce che le “prescrizioni gli consentono di avere la copertura per un mese”. E che ogni volta, “prima di ottenere nuovamente i farmaci, passano circa dieci giorni”. “Questo avviene – sottolinea – nel migliore dei casi, perché mi è capitato di stare anche tre mesi e mezzo senza entrambi i farmaci, e adesso aspetto da due mesi il Bedrocan”.
E anche il rapporto con i medici non è sempre facile. Alcuni, racconta, sono “prevenuti”, scherzano e ironizzano “perché secondo loro vogliamo una droga”. Mentre gli “unici effetti collaterali” della cannabis che ha riscontrato Nicola riguardano una sensazione di “secchezza nella bocca: basta bere un po’ d’acqua – spiega – per farla passare”. Fino a poco tempo fa, inoltre, doveva andare ogni mese a Gallipoli, in provincia di Lecce, dal medico per richiedere la prescrizione. Oltre centocinquanta chilometri di distanza da casa che lo hanno costretto a chiedere “favori ad amici e parenti per essere accompagnato”. E anche se adesso, nella provincia di Bari, ci sono tre medici che prescrivono il farmaco, il “problema rimane perché ottenuta la prescrizione bisogna andare alla farmacia ospedaliera che a sua volta ordina il prodotto da una farmacia esterna privata”.