Gli anziani coniugi dovevano essere operati - entrambi - al ginocchio sinistro. E la casa di cura Figlie di San Camillo ha fatto un'eccezione, allestendo una camera matrimoniale dove Ernestina e Mario Maffezzoni potessero dormire mano nella mano. "Il nostro obiettivo - spiega il medico che li ha presi in cura - è mettere al centro del percorso di cura la persona nella sua complessità"
Mano nella mano. Come a casa. Ma qui si trovano nella casa di cura Figlie di San Camillo di Cremona. Per la prima volta marito e moglie, lui Mario e lei Ernestina, di Torre de’ Picenardi, nel Casalasco, hanno ottenuto di unire i letti in ospedale. Una sorta di camera ‘nuziale’ ad hoc.
Due letti affiancati, per crearne uno matrimoniale. Entrambi lì, insieme, Ernestina e Mario Maffezzoni, nella stessa stanza, per un intervento di protesi al ginocchio. Tutte e due – la sorte li ha uniti pure in questa caso – al sinistro.”Mio marito – spiega la signora Ernestina alla Provincia di Cremona – da cinque-sei anni soffriva di dolori alle ginocchia. Quando è morto nostro figlio Adriano, scomparso un paio di anni fa nel giorno del suo compleanno, Mario ha avuto un forte contraccolpo psicologico”. Spesso l’uomo si sente disorientato, necessita quindi di un’assistenza continua.
In seguito anche Ernestina ha avuto problemi alla gambe. Le cure farmacologiche domiciliari non bastavano. Le infiltrazioni nemmeno. Solo la protesi avrebbe potuto risolvere la situazione. Il dottor Pierattilio Lupi, che li ha presi in cura, racconta a ilfattoquotidiano.it che in via “del tutto eccezionale”, e visto il “tracollo cognitivo subito dal signor Maffezzoni, ho chiesto alla struttura il ricovero in letti affiancati”. “Il nostro obiettivo è – aggiunge – mettere al centro del percorso di cura la persona nella sua complessità”.
Racconta Ernestina: “Di notte, basta che io allunghi un braccio, mio marito sa che ci sono e si tranquillizza. Non so come avrei fatto se le suore, che gestiscono la struttura, non avessero accolto la nostra richiesta”. La foto di Adriano è lì sul comodino. Il piccolo paese in cui vivono i coniugi Maffezzoni non l’ha dimenticato. Oltre ai genitori, Adriano ha lasciato la moglie, due figli e la sorella, maestra d’asilo a Torre.
“Per entrambi – spiega Lupi – sono state utilizzate tecniche non invasive e metodiche analgesiche post operatorie che consentono un rapido recupero”. Operati nello stesso giorno, la settimana scorsa, Mario ed Ernestina adesso stanno meglio, possono già utilizzare le stampelle e si apprestano a sottoporsi al primo blocco di riabilitazione, prima delle dimissioni e del ritorno a casa. Ancora insieme. Nel loro letto matrimoniale.