L'aspirante sindaco di centrodestra, Remo Santini, ha reso pubblica una telefonata registrata in cui l'assessore regionale, Marco Remaschi, gli diceva che al ballottaggio avrebbe sostenuto lui e non il collega di partito (poi risultato vincitore grazie a soli 361 voti di scarto). "Ha equivocato una conversazione dal contenuto scherzoso", si difende il diretto interessato, difeso dal partito cittadino. Ma il capogruppo regionale dem parla di "questione parecchio seria"
Le elezioni sono finite, i veleni e i colpi bassi no. A Lucca il candidato del centrodestra Remo Santini, sconfitto al ballottaggio dal sindaco uscente Pd Alessandro Tambellini ha reso pubblica una telefonata registrata in cui l’assessore regionale renziano Marco Remaschi gli diceva che al ballottaggio avrebbe sostenuto lui e non il collega di partito (poi risultato vincitore grazie a soli 361 voti di scarto). “Il Pd è un partito veramente malato” accusa Santini. “Telefonata dal contenuto scherzoso, come molte altre tra noi” si è giustificato in una nota il lucchese Remaschi, aggiungendo: “Ho sostenuto Tambellini senza se e senza ma“. Lo scontro è appena iniziato e non è escluso che ci siano strascichi giudiziari e politici.
“Quello che posso lo do a te”- La telefonata (ascolta l’audio) è stata resa pubblica da Santini lo scorso 30 giugno, nel corso di una conferenza stampa e risale al 16 giugno, cioè nove giorni prima del ballottaggio che ha suggellato il Tambellini-bis. Remaschi, che assessore regionale all’agricoltura con il Pd chiama Santini, e dice: “Ti volevo dire, in maniera del tutto riservata, io non solo non gli do (a Tambellini, ndc) una mano. Se posso, quello che posso, poco, lo do a te. Punto. Ciao”. Santini, ex caposervizio de La Nazione di Lucca, cerca di capire di più: “Addirittura?! Come mai? Trattieniti un attimo, dai”. Remaschi però chiude: “Un’altra volta. Stai bene, ciao. Fidati“.
“Telefonata scherzosa”- L’assessore adesso cerca di gettare acqua sul fuoco: “Dispiace – recita una nota – che abbia potuto equivocare una telefonata dal contenuto scherzoso, come molte altre tra noi. Sfido chiunque a trovare anche una sola persona a cui io abbia detto di votare il candidato di destra“. Poi si aggiunge: “Utilizzare una conversazione personale per screditarmi è davvero il punto più basso che Santini poteva raggiungere, l’insuccesso gli ha dato alla testa. Per quanto mi riguarda, io ho sostenuto Tambellini senza se e senza ma”. A sostenere la tesi dello “scherzo” è anche Stefano Bruzzesi, commissario del Pd lucchese: “Ma sì, era uno sfottò – dichiara a Repubblica – si conoscono da lungo tempo, lui e Santini. Remaschi è stato al mio fianco nella campagna elettorale ed è grazie anche a lui se abbiamo vinto”. Poi aggiunge: “In trent’anni di attività politica ho ricoperto anche incarichi importanti, mai però ho registrato le telefonate“. Secondo il capogruppo regionale del Pd, Leonardo Marras, invece, “la questione è parecchio seria“.
“Pd partito malato”- Santini aveva parlato per la prima volta della telefonata lo scorso 28 giugno, nel corso di un’intervista a La Gazzetta di Lucca: “Il Pd è veramente un partito malato. Venerdì 16 – aveva dichiarato – ho ricevuto una telefonata che mi ha molto sorpreso, dall’assessore Remaschi in cui mi informava che tra Tambellini e me avrebbe dato una mano al sottoscritto per il ballottaggio orientando alcuni voti degli elettori nei miei riguardi”. Nella stessa occasione Santini aveva lanciato un’altra accusa: “C’è stato un candidato del Pd, Lucio Pagliaro, che mi ha invitato a fare incontri con persone per facilitare il voto disgiunto: ovvero un voto a lui per il consiglio comunale e un voto a me come candidato sindaco. Ad uno ci sono andato perché ero troppo curioso di capire di che porcata si trattasse, poi gli ho detto che l’avrei chiusa lì perché io non sono quello che fa certe cose”. Poche ore dopo quelle dichiarazioni erano stati lo stesso Remaschi (“la ricostruzione fatta da Santini della nostra telefonata è ovviamente falsa”) e Pagliaro (“Non ho organizzato alcun incontro per Santini. Ho partecipato ad uno, organizzato da altri e non per parlare di voto disgiunto”) a smentire. Due giorni più tardi la decisione di Santini di render pubblica la telefonata. I veleni sul post ballottaggio non sono ancora finiti.